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    Il Memoriale della Shoah di Bologna ridotto ad una pattumiera a cielo aperto

    Era stato inaugurato per il giorno della memoria nel 2016, e doveva rappresentare un luogo di riflessione sulla tragedia della Shoah. E invece nel corso degli anni il Memoriale della Shoah di Bologna è diventato una pattumiera a cielo aperto, come denuncia la cronaca locale del quotidiano La Repubblica in una notizia, e le cavità dei blocchi che dovevano invitare ad un ragionamento storico e filosofico su ciò che è stato sono diventati cuccette, dimore per i clochard, che cercano un tetto sotto il quale ripararsi.

     

    «E’ in uno stato terribile, c’è tanta immondizia, anche negli scaffali.  – denuncia Giacomo Pesaro, un membro della Comunità Ebraica di Bologna che per Shalom è tornato al Memoriale per documentare con video e immagini lo stato del sito – C’è un odore insopportabile, è evidente l’incuria. Anche lo scorso anno si è presentata la stessa questione. Andrebbe forse evidenziato meglio cosa significa quel monumento. E’ una situazione difficile perché riconosco l’esigenza dei senzatetto di ripararsi, ma questa è una vicenda di cui debbono occuparsi le istituzioni. Quello è un luogo di memoria, e non un riparo per i clochard, di cui la città si deve occupare trovando soluzioni».

     

    Purtroppo in questo luogo il degrado è all’ordine del giorno. Immondizia e trascuratezza sommergono il Memoriale di via Matteotti da anni. Un ragazzino nei mesi scorsi aveva urinato all’interno del memoriale in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti e anche di fronte a qualche obiettivo fotografico di cittadini indignati che avevano denunciato il gesto.

     

    «Il memoriale ricorda tutte le vittime della Shoah e sorge in un posto che ha un significato, è infatti accanto alla stazione da cui partivano i convogli per i campi di sterminio. – spiega a Shalom il Rabbino Capo di Bologna Alberto Sermoneta – I giovani del liceo scientifico Sabin, che è proprio di fronte al monumento, hanno preso l’impegno di custodirlo, e questo è un elemento importante, affinché un memoriale diventi un luogo di vita attraverso i ragazzi. Ognuno di noi, ogni cittadino italiano, deve prendersi l’impegno di ricordare e tutelare questo monumento alla Shoah, il primo ad essere stato creato in Italia. In passato lo abbiamo animato, con segni di vita».

     

    Sono infatti molte le iniziative, soprattutto di carattere culturale, che si sono tenute sul piazzale, ma, come è facile immaginare, negli ultimi due anni le occasioni di incontro e di riflessione sono diventate sempre più rare. E così è giunto il degrado. «La piazza per definizione è un punto d’arrivo dove confluiscono persone, in cui c’è una dimensione di socialità importante. – dice a Shalom il Presidente della Comunità di Bologna Daniele De Paz – Ma in questa piazza non è così, è un po’ come se fosse un cul-de-sac. Nel passato era un luogo vivo, da un punto di vista culturale, e dunque protetto, ma di fatto questo non accade da due anni».

     

    Così adesso la città sembra essersi dimenticata del monumento che celebra il ricordo. «La nostra posizione non è quella di cacciare i clochard, chiediamo solo che il luogo resti pulito. Ma questo non accade. – continua De Paz – La stagione invernale non favorisce la frequentazione di giovani con attività. I ragazzi erano una garanzia in questo senso. E l’idea è sostanzialmente di portare proprio lì la vita e la vitalità. Abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione con il Comune di Bologna, e ci auguriamo di riportare quella piazza alla vita per presidiare un luogo di Memoria».

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