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    La comunità di Trieste un crocevia per l’Europa ebraica

    Alessandro Salonichio è stato confermato Presidente della Comunità ebraica di Trieste per il quarto mandato consecutivo. Con rinnovato impegno ha presentato un programma ricco di nuove proposte destinate a tutti gli oltre 500 iscritti. Shalom lo ha incontrato

     

    Trieste è una città di confine, un crocevia di culture, una identità che si trova anche negli ebrei triestini

    La città è sempre stata luogo di incontro di genti e culture diverse. Le prime testimonianze di presenza ebraica risalgono al XIII secolo. Nel corso dei secoli essa crebbe sino a diventare, con vicissitudini alterne, volano della crescita economica della città. Quella triestina era in massima parte una comunità di ebrei ashkenaziti cui si affiancò successivamente una presenza di ebrei italiani. Alla fine dell‘800 arrivò a Trieste un folto gruppo di ebrei corfioti di rito romaniota portatori di un rinnovato rapporto con la tradizione sono per noi una componente importante. Prima della Seconda Guerra mondiale gli ebrei a Trieste erano 6.000 su una popolazione di 253.000 abitanti.

     

    La Comunità di Trieste è ‘isolata’ geograficamente dalle altre comunità italiane, ma con molte opportunità di scambi con l’Europa? 

    Negli anni abbiamo compreso la nostra posizione geografica ci vede sfavoriti nei collegamenti con il resto dell’Italia e quindi anche con le altre comunità italiane. Abbiamo pertanto cercato di compensare in parte a tale la lontananza con la creazione di partnership culturali e ludiche con l’Austria, in particolare con Vienna e Graz, con Budapest, con la Croazia e la Serbia. Rav Ariel Haddad, responsabile del nostro Museo, è anche rabbino della comunità slovena di Lubiana e di Graz. 

     

    Cosa caratterizza la scuola ebraica di Trieste?

    È una istituzione su cui investiamo molto, una realtà vivace e stimolante, un modello cittadino. Ha oggi complessivamente circa 100 allievi dal nido alle primarie, di cui un buon numero sono ebrei o di famiglia ebraica. 

     

    E la colonia di Opicina?

    Il campeggio estivo accoglie bambini e ragazzi di tutta Italia. Intendiamo utilizzare maggiormente gli spazi per mettere a disposizione più attività, organizzare Shabbaton e eventi. Abbiamo formato un gruppo di madrichim con un buon investimento sui giovani, malgrado la nostra sia una comunità anziana.

     

    La Risiera di San Sabba, l’unico dei quattro lager realizzati dai nazisti in Italia dotato di forno crematorio si trova alla periferia di Trieste

    La gestione della Risiera è affidata al Comune di Trieste, la Comunità fa parte di una commissione che sovrintende alle attività. È nostro dovere morale essere sempre presenti, vigili e garanti della memoria della Shoah. Nel 2018, a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali in Piazza Unità con l’UCEI e il Comune abbiamo scoperto una targa affinché sia un monito perenne a non dimenticare.

     

    Ha un progetto per incrementare il turismo ebraico?

    Trieste è diventata una città turistica, con lo sbarco dei passeggeri delle grandi navi. È nostro interesse promuovere il patrimonio culturale ed enogastronomico ebraico. Non abbiamo un ristorante kasher ma uno spaccio comunitario. Assieme a un’azienda di catering kasher di nuova costituzione vorremmo rafforzare l’offerta e la vendita, anche al di fuori dell’ambito comunitario, di nuovi prodotti di eccellenza.

     

    Come sarà la Trieste ebraica del futuro?

    Guardo ai prossimi anni con ottimismo, spero che i numeri degli iscritti possano crescere. Continueremo a puntare sulla scuola che è l’elemento intorno a cui la comunità vive, che avvicina le famiglie. Garantiremo un alto livello delle attività culturali per cercare di frenare l’uscita dei giovani e continuare ad essere un luogo accogliente di significativa presenza ebraica.

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