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    La macabra giostra che mescola e confonde le memorie

    Nel dizionario della lingua italiana per festival si intende una festa popolare con musica, canti, balli e folclore. Eppure in occasione della Giornata della Memoria presso il teatro comunale di Ferrara, sotto la direzione di Moni Ovadia, è in programmazione dal 25 al 30 gennaio il Festival delle Memorie.

    Una atmosfera festosa che stride con il ricordo doloroso della Giornata della Memoria: “chi poggia i propri passi in Europa deve sapere che sta camminando su un cimitero” (E. Loewenthal).

    Oltre alla persecuzione degli ebrei saranno ricordate quelle degli armeni, dei curdi, dei tutsi, dei sinti ecc. Una iniziativa apparentemente lodevole e che invece presenta aspetti discutibili e preoccupanti proprio ad iniziare dal titolo: “Festival….” 

    Mescolare tutte le umane sofferenze in un unico calderone indistinto significa annacquare il significato specifico di ciascuna di esse rendendo così indistinti i contorni delle vittime ma soprattutto dei carnefici e dei loro collaboratori: tutti colpevoli nessuno colpevole, la notte scura nella quale tutte le vacche sono nere.

    Ma significa soprattutto ignorare il significato di “unicità della Shoah” e a tale proposito riporto fedelmente le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:” Il cammino dell’umanità è purtroppo costellato di stragi, uccisioni, genocidi. Tutte le vittime dell’odio sono uguali e meritano uguale rispetto. Ma la Shoah – per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale – resta unica nella storia dell’Europa”

    È questo mix di elementi che hanno convinto gli storici della “unicità della Shoah”: una ideologia razzista antisemita di base che teorizzava l’esistenza di una razza inferiore da estirpare, un progetto di sterminio pianificato nei minimi particolari con l’utilizzo delle tecniche più avanzate, una macchina burocratica messa interamente al servizio della fabbrica della morte, l’utilizzo di mezzi di propaganda tali da condurre al buio delle coscienze così da abbattere ogni limite etico.

    Dilatare i confini di tale unicità abbracciando altre tragedie non è solo un errore storico ma può provocare effetti paradossali come è già accaduto, ad esempio, all’ANPI, la meritoria Associazione Nazionale Partigiani d’Italia il cui statuto (approvato DL 5/4/1945) all’art.2 descriveva come scopo quello “di riunire in una unica associazione tutti coloro che hanno partecipato, con azione diretta, alla guerra partigiana contro il nazifascismo per la liberazione dell’Italia.” 

    Successive modifiche allo statuto del 1980 e del 2000 hanno dilatato i confini del significato della lotta partigiana e così si è arrivati al paradosso anzi ad un vero e proprio insulto alla storia: nella giornata del 25 aprile sfilano, insieme all’ANPI, i figli e i nipoti del gran Muftì  di Gerusalemme alleato di Hitler mentre vengono respinti e vilipesi i rappresentanti della brigata ebraica – medaglia d’oro alla Resistenza- cioè di coloro che hanno combattuto in Italia per liberarla dal nazifascismo.

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