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    Suf Podgoreanu, da Bucarest alla Roma. Una storia ebraica di rinascita

    La famiglia Podgoreanu ha una storia ebraica da raccontare. Non parleremo di come Suf sia riuscito ad arrivare a firmare un contratto da professionista con l’AS Roma, ma del perché ha avuto la possibilità di farlo. Per conoscere la risposta è necessario fare un salto indietro, nella Romania del 1940. 

     

    Sotto il comando del maresciallo Ion Antonescu, in quegli anni la Nazione raccoglieva 400.000 ebrei ed il sentimento antisemita era ormai instillato nelle menti della popolazione. A Bucarest viveva un ragazzo che gestiva una libreria insieme alla moglie. Il cognome ebraico Weinberg era un’etichetta troppo visibile per sperare di sopravvivere alle persecuzioni. Da qui la decisione di cambiarlo: da Weinberg a Podgoreanu. Una scelta che gli ha salvato la vita. Terminata la guerra, insieme alla moglie, decide di far crescere a Bucarest i propri figli. Uno di questi si chiama Lambi ed è il nonno di Suf. Lambi Podgoreanu è un sionista convinto e vede crescere lo Stato d’Israele con gli occhi dell’amore. Nel 1975 prende la decisione più importante della sua vita e, insieme alla moglie e ai due figli, si trasferiscono nella Terra Promessa, in un paese vicino Haifa.

     

    All’inizio lavori umili, poi il successo ventennale come allenatore della Nazionale israeliana di Ping Pong. L’ambizione sportiva e la mentalità della famiglia Podgoreanu partono da Lambi ed arrivano fino a Suf. Il trait d’union tra i due è Danny, figlio del primo e papà del secondo. Il cognome rimane sempre Podgoreanu, perché “ha salvato la nostra famiglia”. Prima di morire, nonno Lambi vede giocare a calcio Suf ed il suo pensiero lo sussurra all’orecchio di Danny, dagli spalti di un piccolo stadio in Israele: “Questo ragazzo diventerà un grande calciatore”.

     

    Suf ha iniziato a giocare a calcio a quattro anni e fino ai dodici ha indossato la maglia dell’Hapoel Hedera. A prendersi cura di lui era il papà, che lo portava ad ogni partita e ad ogni allenamento. Poco prima del Bar Mitzvà il balzo verso un club più strutturato, al Maccabi Haifa. Lì il giovane israelo-polacco gioca con continuità ed il suo nome finisce sui taccuini della maggior parte degli scout europei. In estate approda alla Roma, dove gioca nella Primavera. E’ il primo passo verso una carriera da professionista. Gioca nella nazionale israeliana e questo gli permette di essere uno dei tre atleti dello Stato Ebraico ad essere esentati dalla leva militare.Gli altri due sono Manor Solomon, calciatore dello Shakhtar Donetsk, e Deni Avdija, cestista NBA dei Washington Wizards. 

     

    Il sogno della famiglia Podgoreanu parte da una libreria di Bucarest, passa per un tavolo da ping pong in Israele e arriva fino ad un campo di calcio a Roma. Una storia di sionismo, di cambiamenti e di sacrifici. Una storia da raccontare.

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