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    Dalla casa dei catecumeni alla Repubblica romana del 1849. I sudditi ebrei del papa re in un romanzo di Mario Pacifici

    Celate dietro il velo della storia ufficiale, vicende sorprendenti portarono proprio nella futura capitale del Regno d’Italia una collettività apparentemente passiva a rendersi soggetto simbolico, e forse decisivo, in grandi fatti e grandi trasformazioni. 

    L’età del Risorgimento segnò la fine – tra gli altri – anche dello Stato pontificio e quindi della giurisdizione cosiddetta “temporale” della Chiesa cattolica in Italia. È dunque la storia nascosta di ogni ebreo romano – abbienti e poveri robivecchi, uomini e donne, vecchi e giovani, gente di studi altissimi e gente semplice che legge appena le tefillot – quella che Mario Pacifici ha scelto di raccontare per dare vita nella creazione letteraria all’umanità spesso dolente del ghetto e a certi eventi fondamentali di “ieri l’altro”, come si sarebbe detto all’epoca dei suoi personaggi immaginari ma non troppo. Fino a renderli materia duttile e dunque adatta alla ricostruzione letteraria della realtà di un passato ormai lontano. Si tratta ovviamente di un procedimento tipico e ben sperimentato nella struttura dei “componimenti misti di storia e d’invenzione” come ebbe a definirli un grande delle patrie lettere – peraltro perennemente insoddisfatto del suo lavoro – analizzando le ragioni che lo avevano indotto a scrivere e riscrivere I Promessi Sposi

    Dunque, secondo tradizione, Mario Pacifici, con un robusto e ben documentato romanzo storico, ci offre la sua terza prova narrativa, dopo Daniel il matto –ebreo geniale e deviante del ghetto di Roma nel secolo dell’illuminismo–e i dodici racconti di Una cosa da niente, ambientati al tempo delle leggi razziste del 1938 e della Seconda guerra mondiale. Così grazie al nuovo sistema di stampa indipendente, con il download collegato che permette di aggirare burocrazie editoriali sicuramente necessarie ma troppo spesso miopi, Non si aprirà il Mar Rosso (2022, 516 pagine fitte di eventi e personaggi) propone a un pubblico che speriamo numeroso il racconto corale che vede tra i protagonisti una famiglia ebraica destinata a diventare davvero speciale e soprattutto il ghetto di Roma nell’età della Restaurazione. 

    Le ragioni di questo titolo forse enigmatico le lasciamo alla curiosità dei lettori, ma qui basterà ricordare che sulle sponde del Tevere la Repubblica romana del 1849, mazziniana e garibaldina, portò il vento impetuoso delle costituzioni liberali e permise al ghetto romano di presentarsi all’Italia intera non più come un deposito di stracci bensì quale erede legittimo degli ideali di Giannone e di Rousseau. La tempesta che si abbatte su una famiglia ebraica come tante, fino a renderla vittima di intrighi assai più grandi della già dura quotidianità tra Ponte Quattro Capi e le Cinque Scole, ha inizio nel 1827. Il sequestro del giovanissimo Davide Pontecorvo presso la Casa dei Catecumeni risulta in realtà effetto collaterale dello scontro tra reazionari e riformisti moderati nella corte pontificia Leone XII, il contraddittorio Annibale Francesco Della Genga, dopo la denuncia di un battesimo impartito nascostamente a un ragazzino ebreo ovviamente ignaro di ogni procedura prevista dal diritto canonico e dalle leggi degli Stati del Papa. È un personaggio femminile, la straordinaria e testarda Giuditta, a guidare chi legge nel labirinto di situazioni che si sviluppa tra Roma, Rodi, la Terra di Israele e infine di nuovo la città dei Pontefici, sede e vanto della più antica comunità ebraica dell’Occidente cristiano. Un omicidio misterioso, un’inchiesta ingiustificata e un processo di condanna a morte, l’esilio volontario nell’Isola delle Rose segnata da altri delitti all’ombra minacciosa delle più micidiali calunnie antiebraiche e infine l’approdo nella Terra d’Israele dei primi sognatori sionisti. Ma l’epilogo di questo romanzo lo vedremo a Roma, dove Davide Pontecorvo che è vissuto da devotissimo prete cattolico saprà morire da ebreo impavido negli ultimi giorni della Repubblica Romana del 1849.

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