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    30 luglio. Giornata Mondiale contro tratta esseri umani

    “La tratta di esseri umani è un crimine vile che si nutre di disuguaglianze, instabilità e conflitti”, grazie ai quali “i trafficanti traggono profitto dalle speranze e dalla disperazione delle persone”. Lo ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, in vista della Giornata Mondiale contro la tratta di esseri umani, che si celebra ogni 30 luglio. Il fenomeno, che interessa indistintamente uomini, donne e bambini, riguarda tutti i Paesi, siano essi di origine, di transito o di destinazione delle vittime, che sono vessate da gravi forme di sfruttamento, tra le quali il lavoro forzato, la schiavitù e la prostituzione. Secondo il rapporto sul traffico di esseri umani dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc), quasi un terzo delle vittime sono minori e il 71% del totale è costituito da donne e bambine. “In questa Giornata mondiale – esorta Guterres in un comunicato – cerchiamo di riunirci attorno alle questioni chiave di prevenzione e protezione e aumentare gli sforzi congiunti per costruire un futuro in cui questo crimine non esista”.

    I minori non accompagnati le vittime più numerose

    Proprio per agire in prevenzione e protezione, nel 2010, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato un Piano Globale d’Azione per la lotta alla tratta di esseri umani, esortando i governi di tutti i paesi a intraprendere azioni coordinate e coerenti per sconfiggere questa piaga. Tra le principali disposizioni adottate c’è la creazione di un fondo fiduciario volontario, in particolare per donne e bambini. Quest’ultimi, infatti, risultano essere i bersagli privilegiati della tratta, soprattutto quando si tratta di minori stranieri non accompagnati. Un aspetto messo in evidenza in occasione della Giornata Mondiale anche dalla Garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Alto Adige, Paula Maria Ladstätter, secondo la quale: “Spesso i giovani si ritrovano tra le mani dei trafficanti, in molti casi ben prima di intraprendere il loro viaggio verso l’Europa. Una volta giunti in Italia fanno pressioni per avere un lavoro, poiché devono estinguere debiti che loro stessi o le loro famiglie d’origine hanno contratto per il viaggio. Per guadagnare soldi nel minor tempo possibile spesso intraprendono quindi percorsi pericolosi e illegali, quali il traffico di droga o la prostituzione”. Il timore per questa categorie emerge anche nel rapporto ‘Piccoli schiavi invisibili 2018‘, diffuso in occasione della ricorrenza da Save the Children. Stando ai dati raccolti nel documento, infatti, quasi 10 milioni di bambini e adolescenti, nel mondo, solo nel 2016, sono stati costretti in stato di schiavitù, venduti e sfruttati principalmente a fini sessuali e lavorativi. Un numero che, secondo l’organizzazione umanitaria, corrisponde al 25% del totale delle persone in questa condizione, oltre 40 milioni.

    Survival sex

    Inoltre, per Save the Children, nel 2016 circa 1 milione di minori sono stati vittime di sfruttamento sessuale. Un fenomeno che non risparmia nemmeno l’Italia, in particolar modo alla frontiera di Ventimiglia, dove secondo l’organizzazione sarebbe esploso il fenomeno del ‘survival sex’. Le minorenni in transito, provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa-sub-sahariana, per Save The Children sarebbero infatti indotte a prostituirsi per pagare i ‘passeurs’ per attraversare il confine. In generale lo sfruttamento sessuale dei minori, stando ai dati raccolti nel rapporto, è un fenomeno diffuso nel nostro Paese e in crescita rispetto all’anno precedente. Tra gennaio 2017 e marzo 2018, l’organizzazione è entrate in contatto in Italia con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Un numero cresciuto rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime.


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