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    7 ottobre 1943. L’arresto e deportazione dei Carabinieri. Ne tornarono appena 600

    di Aldo Pavia – Presidente Associazione
    nazionale ex-deportati Roma

    I Carabinieri erano ritenuti dai
    tedeschi non affidabili, ambigui e ancor più colpevoli di aver preso parte non
    solo ai combattimenti a Roma – a Porta San Paolo e al ponte della Magliana
    furono i giovani allievi guidati dal Capitano Orlando De Tommaso – ma anche
    a  Napoli dove non solo non avevano
    disarmato la popolazione ma l’avevano aiutata nella rivolta. Colpevoli di
    nascondere le armi o di renderle inservibili, di avvertire chi stava per essere
    arrestato e di aiutare chi veniva rastrellato a fuggire, di non restare inermi
    davanti alla barbarie contro la popolazione civile. Esemplare l’eroico
    comportamento di Salvo D’Acquisto. Anche i fascisti della Repubblica sociale
    italiana sapevano di non poter contare sull’adesione dei Carabinieri che
    sarebbero restati fedeli al loro giuramento di fedeltà al Re. In particolare
    poi Mussolini li riteneva colpevoli dell’uccisione, durante l’arresto nella sua
    villa di Fregene, del gerarca Ettore Muti. E, in una lettera a Claretta
    Petacci, arrivò ad affermare di aver voluto lui l’azione contro i Carabinieri,
    ormai invisi alla popolazione in quanto responsabili del suo arresto e suoi
    carcerieri. Herbert Kappler, comandante delle SS a Roma, aveva anche fatto
    sapere a Berlino che la loro presenza sarebbe stata un serio ostacolo alla
    deportazione degli ebrei romani. Una presenza quindi da rendere innocua. Il 6
    ottobre il ministro della difesa nazionale della Rsi Rodolfo Graziani ordina al
    generale Presti della P.A.I (Polizia dell’Africa Italiana) di provvedere, nel
    corso della notte incipiente ed entro le 8,15 del 7 ottobre, a disarmare l’Arma
    dei Carabinieri a Roma consegnando gli ufficiali nei loro alloggi. I
    disobbedienti dovevano essere uccisi e le loro famiglie arrestate. Il generale
    di brigata Cosimo Delfini ordina come procedere: le armi  raccolte saranno portate alla caserma Castro
    Pretorio e consegnate alle autorità tedesche; tutti i militari, ufficiali
    compresi, dopo essere stati disarmati, saranno consegnati nelle caserme
    Podgora, Lamarmora, Pastrengo, Vittorio Emanuele II (sede della Legione
    Allievi) e Giacomo Acqua. Ovviamente durante l’operazione verranno sospesi i
    servizi dei Carabinieri nella città e tutto dovrà essere concluso entro l’ora
    stabilita, le caserme saranno presidiate da paracadutisti tedeschi, pronti a fare
    fuoco su eventuali fuggiaschi. La mattina del 7 ottobre, tutti i militari
    vengono convocati nelle caserme e si comunica loro che, una volta consegnate le
    armi, sarebbero stati messi in libertà. Ma è un inganno: durante le operazioni
    di disarmo  i militari tedeschi, armi
    alla mano, intervengono e li bloccano. Si dice loro che saranno portati nel
    Nord e lì impiegati, ma dalle stazioni ferroviarie Ostiense e Trastevere
    vengono deportati in prigionia nel Reich, dove lavoreranno certamente, ma da
    schiavi. Gli ufficiali raggiungeranno la Polonia, nei campi di Deblin e di
    Czestchowa. Quanti furono i Carabinieri arrestati e deportati da Roma? Avendo i
    nazisti dato alle fiamme gli archivi non è possibile avere dei numeri certi.
    Secondo il generale Delfini furono 1.500, ma fonti tedesche parlano di circa
    2.500. Quanti non tornarono? Secondo l’Arma dei Carabinieri certamente 620.

    Almeno 2.000 Carabinieri
    riuscirono a sfuggire all’arresto: molti di loro formeranno il Fronte
    clandestino di Resistenza dei Carabinieri, guidato dal generale Filippo Caruso,
    Medaglia d’Oro al Valor Militare. Furono attivi in operazioni di informazione e
    di guerriglia e sabotaggio. Tra i Carabinieri caduti nella Resistenza romana,
    Giovanni Frignani, Raffaele Aversa e Ugo De Carolis, assassinati alle cave
    Ardeatine. Neutralizzati i Carabinieri, poco più di una settimana dopo a
    Kappler fu possibile realizzare quanto gli era stato ordinato: la grande razzia
    degli ebrei romani. 

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