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    All’asta il cappello a cilindro di Hitler. La rabbia della comunità ebraica

    Ha sollevato forti proteste da parte della comunità ebraica, la decisione della casa d’aste di Monaco di Baviera Hermann Historica di lanciare per il 20 novembre la vendita di circa 840 cimeli nazisti, tra cui il cappello a cilindro appartenuto ad Adolf Hitler, gli abiti di Eva Braun o un’edizione con copertina in argento del “Mein Kampf”. Il rabbino Menachem Margolin, presidente della European Jewish Association (EJA), ha scritto alla casa d’aste chiedendo di annullare la vendita. Il manager di Hermann Historica, Bernhard Pacher, gli ha risposto: “Il cappello è un oggetto storico, come molti altri. Il fatto che il suo proprietario fosse responsabile di omicidi di massa è indiscutibile, ma le cose che appartenevano a lui e al suo ambiente non vanno mistificate, proibendone la vendita”. “Dopo la pubblicazione della lettera che ci chiedeva di cancellare l’asta, abbiamo registrato il triplo delle richieste, comprese richieste di offerte. È un baccano mediatico che non è di nostro interesse, cerchiamo normalmente di non pubblicizzare il Terzo Reich”. 

    In vendita gli effetti personali dei principali leader nazisti, come Hermann Goering o Joseph Goebbels, molti dei quali sequestrati dai soldati americani negli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale. All’incanto anche gli abiti della compagna di Hitler, Eva Braun, che il Fuehrer sposò due giorni prima di morire, trovati in alcuni bauli sequestrati dall’esercito americano nel maggio 1945 a Salisburgo, in Austria. Tra i lotti più curiosi, una copia del contratto d’affitto di Hitler a Monaco e un paio di occhiali da sole indossati da un difensore al processo di Norimberga. Dietro questi oggetti ci sarebbe puro interesse storico: “Questi oggetti vengono acquistati dai curatori dei musei, da enti di ricerca o collezionisti privati. L’ultimo cliente che vogliamo avere è quello che vede questi oggetti, questo cappello o le altre cose nel catalogo, come un oggetto di devozione”. Ma il dubbio resta. Come farà la casa d’asta ad impedire che questi cimeli – se non addirittura paccottiglia – finiscano nelle mani di fanatici neonazisti e simpatizzanti del Terzo Raich?

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