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    Gab: il social per neonazisti, razzisti e suprematisti bianchi

    Nelle ore successive alla strage messa in atto da Robet Bowers nella sinagoga della congregazione “Tree of Life” di Pittsburgh, sono emersi dettagli sulla figura dell’attentatore. Nelle ore precedenti la strage infatti, Bowers, in un social network chiamato Gab, aveva pubblicato diversi post, nel quale attaccava l’associazione no profit Hebrew Immigrant Aid Society, rea secondo Bowers di “fare entrare invasori che uccidono la nostra gente”, come scritto nel suo ultimo post nel quale aveva avvertito i suoi folllowers così: “Non posso starmene a guardare mentre la mia gente viene trucidata. Al diavolo le vostre visioni. Io entro in azione”. Poche ore dopo, sabato mattina, avrebbe ucciso undici persone e ferite altre sei.

    Ma cos’è questo Gab? È un social network creato negli Stati Uniti ad agosto 2016, da Andrew Torba, come alternativa a Twitter, perché frustrato dalla “deriva a sinistra dei grandi social”, decidendo di mettere online il sito dopo aver letto che gli impiegati di Facebook sopprimevano gli articoli conservatori.

    Gab.com, si presenta come “un social network che sostiene la libertà di parola, la libertà individuale e il libero flusso di informazioni online”, per questo dai media statunitensi viene definito un “rifugio sicuro” per i neonazisti, i suprematisti bianchi e i membri della nuova destra, nata in contemporanea con l’ascesa di Trump, la cosiddetta alt-right.

    Vista la poca moderazione del sito, sin dalla sua nascita questo social non ha avuto vita facile, infatti sia Google che Apple hanno rimosso l’applicazione a causa dei contenuti pornografici e inneggianti all’odio, ma nonostante ciò, su Gab.com sono registrati circa 635mila, un numero esiguo rispetto agli altri social, ma che può mettere paura lo stesso considerando quali sono gli utilizzatori di tale piattaforma.

    Tra gli utenti registrati sul sito ci sono molti nomi conosciuti del panorama alt-right e della “Galassia Nera” americana, che sono stati banditi o sospesi dagli altri social network. Tra questi figurano, l’ex giornalista di Breitbart Milo Yiannopoulos, diventato famoso per il suo essere politicamente scorretto e senza peli sulla lingua, ma anche suprematisti bianchi e capifila dell’alt right come Richard B. Spencer, presidente del National Policy Institute, noto think thank suprematista bianco, e diventato famoso per un comizio dove al suo grido di “Hail Trump!”, diversi partecipanti hanno risposto col saluto nazista, e Vox Day, famoso blogger e attivista alt-right. Ma tra gli utenti si possono trovare anche politici, come Paul Nehlen, candidato repubblicano alle primarie per la Camera dei Rappresentanti, noto neonazista e suprematista bianco, oppure hacker, come Andrew Auernheimer (noto come weev), famoso su Gab per aver chiesto un nuovo genocidio contro gli ebrei e per aver sostenuto Timothy McVeigh, terrorista che ha ucciso 168 persone ad Oklahoma City nel 1995.

    Considerati i personaggi che frequentano questo social, non è difficile immaginare quali siano i contenuti dei post pubblicati. Ad inizio 2018 un gruppo interuniversitario ha rilevato che la maggior parte dei post abbiano contenuto razzista, complottista, ma anche antisemita e di incitamento all’odio.

    Ovviamente non sono mancate le conseguenze a seguito della strage, infatti il sito al momento risulta offline, come facilmente ipotizzabile, ma nonostante questo, la chiusura del sito non sembra scalfire la filosofia di Gab, che in un messaggio successivo afferma: “Continueremo a lottare per la libertà di espressione e la libertà individuale sul web per tutte le persone. Le big tech non possono fermarci. I media tradizionali non possono fermarci”.

     

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