Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Iraq. Guerra all’Isis: 1.500 bambini detenuti, almeno 185 condannati

    Sono circa
    1.500 i bambini detenuti dalle autorità irachene e curde per presunti legami
    con il gruppo terroristico Stato islamico (Isis) e almeno 185 bambini stranieri
    sono stati accusati di terrorismo e condannati a pene carcerarie.
    E’
    quanto si legge nel rapporto diffuso oggi da Human Rights Watch (Hrw),
    intitolato “‘Everyone Must Confess’: Abuses against Children Suspected of
    Isis Affiliation in Iraq”.
    Nel rapporto si afferma che le autorità irachene e curde
    “ricorrono alla tortura per ottenere confessioni e condannano i bambini a
    pene detentive nel corso di processi rapidi e iniqui”. “I bambini
    accusati di essere affiliati all’Isis sono detenuti, e spesso torturati e
    processati indipendentemente dal loro effettivo coinvolgimento con il gruppo –
    ha detto Jo Becker, direttore per i diritti dei bambini di Hrw – questo
    approccio radicale e punitivo non è giustizia e creerà conseguenze negative per
    tutta la vita per molti di questi bambini”.  

    L’ong, che parla di processi
    “fortemente viziati” e contrari al diritto internazionale, ha
    realizzato un’inchiesta intervistando 29 bambini iracheni, attualmente detenuti
    o che sono stati in carcere, e anche i loro familiari e i secondini oltre a
    raccogliere fonti giudiziarie. Molti ragazzini sono stati arrestati in campi
    profughi o a posti di blocco sulla base di vaghi indizi; poi, secondo Hrw, sono
    stati picchiati, torturati con scosse elettriche, costretti ad ammettere
    l’appartenenza all’Isis, anche se non si erano mai uniti ai jihadisti, e
    processati senza avvocati. “Mi hanno picchiato ovunque con tubi di
    plastica: dicevano che dovevo dire che stavo con l’Isis e ho accettato”,
    ha raccontato un quattordicenne. I processi duravano una manciata di minuti ed
    erano condotti in curdo, una lingua che i ragazzi, di lingua araba, non
    capiscono. Le condanne, nei processi realizzati nel territorio del governo regionale
    curdo, si aggirano sui sei/nove mesi; ma nei tribunali federali quei ragazzini
    sono stati condannati fino a 15 anni, ritrovandosi poi in carceri sovraffollate
    accanto ad adulti e in violazione degli standard internazionali. 

    CONDIVIDI SU: