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    L’Isis dentro casa nostra. Arrestato ‘lupo solitario’

    L’egiziano arrestato ieri mattina a Milano si chiama Issam Shalabi e viveva da 7 anni in Italia, – dove era arrivato per ricongiungimento familiare – aveva  lavorato per una ditta che aveva appalti con McDonald’s e da  almeno un anno era diventato un “soldato irregolare dell’Isis”,  un lupo solitario così pericoloso che per mesi è stato tenuto  sotto controllo 24 ore su 24 dagli uomini dell’Antiterrorismo,  pronti ad intervenire in caso decidesse di passare all’azione.  “Dopo la sconfitta militare dell’Isis in Iraq e Siria ci si  chiede dove sia il fronte dello Stato Islamico. Questa indagine  dimostra che il fronte è anche dentro casa nostra” ha detto il  capo del servizio esterno dell’Antiterrorismo Claudio Galzerano  per sottolineare lo spessore di Shalabi. Parole che il  procuratore de L’Aquila Michele Renzo ha ribadito. “Siamo di  fronte ad una svolta: non abbiamo solo individuato un lupo  solitario ma abbiamo anche riscontrato la presenza di Daesh con  le sue strutture di propaganda nel nostro paese. E’ qualcosa di  nuovo e di potente”.

    L’indagine è partita a dicembre del  2017, quando l’intelligence ha segnalato un’utenza telefonica  italiana presente in un canale chiuso di Telegram utilizzato dai  jihadisti. Gli accertamenti hanno portato a Shalabi, leader di  un gruppo di tre giovanissimi profondamente radicalizzati. Il  22enne abitava all’epoca a Colonnella, in provincia di Teramo e  lavorava per una ditta che aveva l’appalto per le pulizie del  McDonald’s. Dopo qualche tempo il ragazzo si è spostato a Cuneo,  dove ha continuato a lavorare per la catena di fastfood e poi a  Milano, dove invece era impiegato, in nero, da un’azienda che si  occupa di lavori stradali. Ed è proprio nel capoluogo lombardo  che l’egiziano ha cominciato a muoversi come un vero e proprio  ‘irregolare’, cambiando 4 abitazioni negli ultimi due mesi.  Stanotte gli uomini del Nocs lo hanno arrestato in un  appartamento con altre persone, completamente ignare del ruolo  di Shalabi ed estranee alle indagini.  In tutto questo periodo gli investigatori non lo hanno perso  di vista un attimo. “La sua pericolosità – ha spiegato il capo  dell’Antiterrorismo Lamberto Giannini – non è stata una semplice  valutazione; l’abbiamo monitorato per 24 ore al giorno seguendo  ogni sua azione perché temevamo potesse colpire da un momento  all’altro. Questo tipo di terrorismo ci aggredisce con attacchi  improvvisi che richiedono una vigilanza strettissima”. Gli investigatori hanno intercettato anche centinaia di  comunicazioni, chat e file audio: Shalabi non solo era pronto ad  agire ma veicolava costantemente i messaggi di propaganda che  gli arrivavano direttamente dall’agenzia dell’Isis. Gli uomini  della postale hanno passato al setaccio oltre 100mila screenshot  e oltre 1.700 file audio. “All’interno di Telegram – ha spiegato  il capo della Postale Nunzia Ciardi – sono stati creati dei  gruppi chiusi per divulgare i messaggi di propaganda sfruttando  l’effetto ‘mirroring’: se qualcuno veniva per caso individuato  ve ne erano altri ‘specchio’ che replicavano i contenuti dei  messaggi”. Tra questi, decine di sermoni di imam radicali ma  anche un bando per reclutare soldati disposti a combattere per  lo Stato Islamico.     In mattinata sono state eseguite diverse perquisizioni ed è  stato recuperato ulteriore materiale, che dovrà essere  analizzato. “Ora – conferma Giannini – dobbiamo capire quanto la  propaganda di Shalabi abbia colpito e quanti soggetti siano  stati raggiunti”.

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