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    Israele volano i contagi da COVID-19 tra i bambini

    Le infezioni da covid in Israele a gennaio sono aumentate in maniera preoccupante tra i bambini e gli adolescenti. Secondo recenti dati del ministero della sanità hanno raggiunto quota 50mila: un numero ben più alto di quanto si sia registrato in ciascun mese della prima e seconda ondata della pandemia nel paese. Un segnale che ha allarmato il ministro della sanità Yuli Edelstein.”Abbiamo ricevuto una lettera dall’Associazione israeliana dei pediatri – ha detto di recente citato dal Jerusalem Post – in cui si dice molto preoccupata del tasso di malattia nei giovani studenti. Un fatto a cui non abbiamo assistito nelle precedenti ondate della malattia”. Un fenomeno che ha indotto il governo ad autorizzare nei giorni scorsi la vaccinazione dei giovani dai 16 anni in su, con l’occhio rivolto anche ai venturi esami di maturità. E il responsabile nazionale della lotta al virus Nachman Ash ha anche ipotizzato la possibilità che si scenda fino ai 12 anni ma, finora, l’eventualità non si è concretizzata. L’allentamento delle restrizioni del lockdown (il terzo) è entrato in vigore dalle 7 (ora locale) di domenica 7 febbraio e il governo ha stabilito, in quest’ottica, che le modalità per la riapertura degli asili nido e delle scuole elementari fino alla quarta siano discusse direttamente dai ministri della sanità e della educazione. La situazione dell’aumento delle infezioni tra i bambini e gli adolescenti desta così preoccupazione che – hanno riferito i media – il Centro medico universitario dell’ospedale Hadassah di Gerusalemme ha aperto nelle settimane passate la prima Unità di cure intensive per bambini con 4 pazienti. 

    Il capo dei Servizi di Pubblica Sanità Sharon Alroy-Preis ha riferito ad una Commissione della Knesset che il numero dei nuovi casi riscontrati tra bambini e adolescenti è del 40% invece di circa il 29% della seconda ondata: il maggior picco è nei bambini tra 6 e 9 anni. Una delle possibili cause di questo aumento rispetto alle prime ondate – quando quelle fasce di popolazione erano più a riparo dall’infezione – può essere ascrivibile – secondo gli esperti – alla variante inglese del Covid nota “per essere più infettiva”. “Questo significa – ha detto al Jerusalem Post Cyrille Cohen, capo del Laboratorio di immunoterapia dell’Università Bar-Ilan – che anche i bambini sono più a rischio di contrarre il virus con la variante”. Un’altra ragione è anche il fatto che la forte campagna vaccinale in corso in Israele per la popolazione dai 40 anni in su fa abbassare l’età media di chi si infetta. “Ci sono quindi – ha aggiunto Cohen – parti della popolazione più protette e altre meno”. (ANSA)

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