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    I libri del lunedì. Elia Boccara, George Eliot e la nascita dello stato ebraico

    Dario Calimani ha definito Daniel Deronda un “romanzo protosionista”, in grado cioè di anticipare nel 1876 quella tensione politica che di lì a pochissimi anni si diffonderà nell’Europa ebraica, per affermarsi poco dopo con l’opera di Theodor Herzl, come uno dei più importanti movimenti dell’ebraismo contemporaneo. Il recente lavoro di Elia Boccara George Eliot e la nascita dello Stato ebraico, pubblicato da Giuntina, approfondisce il precedente saggio Sionisti cristiani in Europa. Dal Seicento alla nascita dello Stato di Israele per soffermarsi sull’ultimo romanzo della scrittrice di età vittoriana, la storia della sua composizione e la ricezione immediata e postuma. Determinante, per l’avvicinamento di George Eliot allo studio dell’ebraismo, è l’amicizia con l’ebreo tedesco emigrato a Londra Emanuel Deutsch, ma soprattutto “tanta compassione e comprensione” nei confronti di un popolo dalla storia travagliata. Daniel Deronda è un romanzo tipicamente ottocentesco per la centralità data alla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Nel finale il protagonista Daniel scopre di avere origini ebraiche e sceglie di abbandonare la cultura cristiana per tornare all’ebraismo ed emigrare nella Palestina ottomana, partecipando così alla rinascita nazionale del popolo di cui fa parte. Il romanzo ha successo, complice la fama già acquisita da Eliot con Middlemarch, ma solleva reazioni critiche che in molti casi, accusando l’autrice di scarso patriottismo e di abdicazione di fronte ai valori e alla cultura di un piccolo popolo di parassiti stranieri, sono esplicitamente antisemite. Un secolo dopo, paradossalmente, l’accusa verrà rovesciata da Edward Said, che vedrà in Eliot una sostenitrice dell’imperialismo. Una condanna davvero poco convincente di una scrittrice che ha mostrato come l’incontro e la mescolanza di mondi diversi siano la strada maestra per combattere il pregiudizio.

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