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    I ‘SILENZI’ DI PIO XII SULL’OLOCAUSTO, UNA SCIA DI POLEMICHE CHE DURA DAL 1963

    (AdnKronos)
    – (di Paolo Martini) E’ una polemica lunga 56 anni quella sui presunti
    ‘silenzi’ di Papa Pio XII sullo sterminio nazista degli ebrei. Tutto cominciò,
    di fatto, esattamente nel 1963 con la pubblicazione del testo teatrale ”Il
    Vicario”, scritto dal drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth: fu rappresentato in prima
    mondiale da Erwin Piscator a Berlino e il successo fu tale che ben presto
    approdò a Broadway e quindi a Parigi (con Michel Piccoli) e Londra. ”Il
    Vicario” fu subito al centro di grosse polemiche internazionali, perchè per la
    prima volta Papa Eugenio Pacelli, che aveva governato la Chiesa dal 1939 al
    1958, era accusato di concorso colposo negli stermini nazisti. Quel testo di
    Hochhuth fece deflagrare il sospetto che il pontefice avesse taciuto
    volontariamente sull’Olocausto, pur essendo informato delle atrocità commesse
    dai nazisti nei campi di sterminio. Fino ad allora la comunità ebraica
    internazionale (dai rabbini di Roma a quelli di New York fino alla statista
    israeliana Golda Meier) avevano solo ringraziato il pontefice per l’aiuto
    prestato agli ebrei perseguitati durante la Seconda guerra mondiale.

    Lo
    scrittore Hochhuth aveva 14 anni quando Adolf Hitler si suicido’ nel bunker di
    Berlino il 30 aprile 1945. ”Come tutti i giovani tedeschi – ha raccontato il
    drammaturgo – mi sono chiesto come sia stato possibile commettere lo sterminio
    del popolo ebraico nel nome della Germania. Non ho mai smesso di chiedermi come
    mi sarei comportato se fossi stato abbastanza grande da poter fare qualcosa.
    Questo mi ha indotto a cercare di capire quanto aveva fatto il rappresentante
    supremo della misericordia cristiana dinanzi all’Olocausto”.

    Ovunque
    le comunità cattoliche, in occasione della rappresentazione teatrale di ”Il
    Vicario” tra il 1963 e il ’64 gridarono allo scandalo. In Italia il dramma
    rischiò addirittura di provocare un incidente diplomatico tra lo Stato e la
    Santa Sede. Il 13 febbraio 1965 funzionari statali, appellandosi alle norme del
    Concordato (la cui applicazione era stata richiesta dal Vaticano) vietarono la
    messa in scena organizzata dal gruppo di attori guidati da Gian Maria Volontè
    in un locale del centro di Roma messo a disposizione da Gian Giacomo
    Feltrinelli, l’editore che aveva pubblicato il testo di Hochhuth. L’editore
    ‘rosso’ Feltrinelli aveva stampato il libro nel 1964 con una prefazione di
    Carlo Bo, l’ex senatore a vita morto nel 2001, intellettuale di spicco del
    mondo cattolico. Ambienti ecclesiastici rimproverarono a più riprese Bo di aver
    concesso la sua firma a quel libello: lo scrittore e critico letterario, per
    più di mezzo secolo rettore dell’Università di Urbino, alla fine degli anni ’90
    ammise pubblicamente di aver ‘sbagliato’ in quell’occasione. Non era mai
    accaduto che un testo teatrale cambiasse, di fatto, il corso della storia
    successiva. ”Il Vicario” di Rolf Hochhuth lasciò, invece, il segno in
    Vaticano, nel mondo ebraico e nel campo degli studi storici, aprendo la strada
    della riflessione e delle polemiche infinite.

    Già
    1964, un anno dopo l’uscita del dramma, vennero pubblicati tre libri di storici
    che indagavano il rapporto tra Pio XII e il Terzo Reich. Nel 1965, per
    replicare alle accuse infamanti, Papa Paolo VI decise di avviare il processo di
    beatificazione del suo predecessore, peraltro ancora in corso. Allo stesso
    tempo Paolo VI decise di divulgare con largo anticipo il contenuto degli
    archivi vaticani relativi agli anni 1939-1945, proprio per smentire le calunnie
    su Pio XII. Papa Montini affidò a tre storici gesuiti il compito di raccogliere
    gli atti e documenti della Santa Sede relativi alla Seconda guerra mondiale,
    pubblicati in undici volumi dal 1966 al 1981. Da allora le accuse contro Pio
    XII sono andate aumentando con un fiorire continuo di una pubblicistica, che si
    è sviluppata in modo particolare nei Paesi di lingua inglese. Si stimano in
    circa 400 i libri che finora si sono occupati di questo tema.       

    Nell’ultimo
    ventennio gli attacchi al ”tacito silenzio” del Papa sono cresciuti di
    intensità, anche per la pubblicazione di una serie di pamphlet, tra cui quello
    dello scrittore inglese John Cornwell (1999), diventato un bestseller
    internazionale. Nel suo libro ”Il Papa di Hitler”, Cornwell, fratello di John
    Le Carré celebre romanziere di spy stories, sostiene, sulla base di documenti,
    che Pacelli avrebbe segretamente favorito l’ascesa al potere in Germania del
    dittatore nazista, fin da quando era nunzio in terra tedesca. Contro questo
    testo il Vaticano prese ufficialmente posizione, accusando Cornwell di
    ”propalare menzogne” e sostenendo che lo scrittore aveva manomesso i
    documenti originali pur di dimostrare la sua ”infamante tesi”.       

    Sempre
    nel 1999 lo Stato di Israele ha chiesto ufficialmente al Vaticano la
    sospensione del processo di beatificazione di Pio XII per almeno 50 anni. Una
    moratoria necessaria, all’epoca secondo le autorità israeliane, per consentire
    agli storici di diradare le ombre che gravano sui presunti ‘silenzi’ di
    Pacelli.       

    Nella
    primavera del 2002 le accuse contro Papa Pacelli sono state rilanciate presso
    il grande pubblico dal film ”Il Vicario” del regista Costa Gavras (ispirato
    dall’omonimo testo di Hochhuth), pubblicizzato da una locandina dove si vedeva
    una croce confondersi con una svastica. 

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