Skip to main content

Scarica l’ultimo numero

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Il 2020 segnato dal Covid e l’impegno di Mattarella per un Paese unito

    La sua immagine, da solo con la mascherina all’Altare della Patria, per il 25 Aprile mentre l’Italia era in pieno lockdown, e’ uno dei simboli di questo 2020. Sergio Mattarella ha di volta in volta rassicurato, spronato, lodato e messo in guardia gli italiani durante la tragedia piu’ devastante che il Paese ricordi dal Dopoguerra. Il penultimo anno del mandato presidenziale e’ coinciso con la pandemia del Covid-19 che ha messo a dura prova la tenuta dell’Italia e il presidente della Repubblica si e’ trovato ad accompagnare e a volte correggere, nel limite dei suoi poteri costituzionali, i confini delle decisioni del governo, a fornire un esempio di comportamento agli italiani, a pungolare anche le istituzioni europee per un cambio di passo nella lotta all’epidemia, coltivando i rapporti internazionali per evitare nei mesi piu’ duri l’isolamento del nostro Paese. L’anno era cominciato come tanti altri, con i soliti problemi e le solite incombenze presidenziali, riti dietro i quali si leggono tessiture di alleanze, prese di posizione, indicazioni alle istituzioni e alla politica. Una visita a Doha e la partecipazione alle celebrazioni a Gerusalemme del 75mo anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau con decine di Capi di Stato, le inaugurazioni dell’anno accademico di molte universita’, la visita alla Comunita’ ebraica al Tempio maggiore di Roma, la visita a Sant’Anna di Stazzema, la celebrazione del Giorno della Memoria, la presenza alla messa del Papa a Bari e il pranzo con il presidente francese Emmanuel Macron al bilaterale Italia-Francia. A gennaio si comincia a capire che il Coronavirus, un virus che sta falcidiando centinaia di persone nella lontanissima Cina, potrebbe diventare anche un problema italiano e il 31 gennaio il governo dichiara lo stato di emergenza. A febbraio ancora le attivita’ del Paese, e del Quirinale, sono normali. Il 2 febbraio Mattarella scrive al presidente cinese Xi Jinping: “la Repubblica Popolare Cinese puo’ contare sulla disponibilita’ della Repubblica Italiana per ogni assistenza che venisse ritenuta utile”. In Italia comincia a serpeggiare qualche timore e la comunita’ cinese viene guardata con sospetto, il Capo dello Stato cerca di sopire la diffidenza verso la Cina, alleato commerciale dell’Italia, va in una scuola multirazziale nella Chinatown romana e il 13 febbraio ospita al Quirinale un concerto straordinario per l’Anno della cultura e del turismo Italia-Cina. 

    Il 21 febbraio l’Italia scopre di avere il virus: il paziente uno viene ricoverato a Codogno, un centro del lodigiano. Le porte della Presidenza della Repubblica si chiudono. Le cerimonie ufficiali vengono ridotte all’osso, il Presidente riceve le delegazioni rispettando il distanziamento. Il 5 marzo chiudono tutte le scuole. Mattarella registra un videomessaggio, che diventera’ uno strumento di comunicazione abituale durante la pandemia, per chiedere agli italiani di “osservare attentamente queste indicazioni, anche se possono modificare temporaneamente qualche nostra abitudine di vita”. E’ il primo di una serie di messaggi con i quali il Capo dello Stato accompagnera’ il Paese attraverso la drammatica ed estraniante vicenda del Covid. In nuce si trovano gia’ molti degli appelli che rivolgera’ a cittadini e istituzioni nei successivi dieci mesi. Mattarella appoggia ufficialmente le decisioni del governo e invita tutti a rispettarne le indicazioni. Ma chiede anche a “istituzioni, politica, societa’ e informazione” di mettere in campo “condivisione, concordia, unita’ di intenti nell’impegno per sconfiggere il virus”. Poi chiede al governo di assumere decisioni “in maniera univoca” e alle Regioni di decidere in accordo con l’esecutivo evitando “iniziative particolari che si discostino dalle indicazioni assunte nella sede di coordinamento”. “Dobbiamo e possiamo avere fiducia nell’Italia” conclude il messaggio. Ma l’epidemia non da’ tregua e l’8 marzo chiude tutto il Nord Italia, il 9 marzo il premier Conte, con un Dpcm stabilisce misure straordinarie e decreta il lockdown nazionale. Mattarella intanto cerca di rinnovare e rinsaldare le alleanze internazionali per evitare l’isolamento del Paese nel momento di maggiore bisogno. Scrive al presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, lo ringrazia per la concreta solidarieta’ tedesca (la Germania inviera’ dispositivi sanitari e curera’ decine di contagiati italiani nelle sue terapie intensive) e sollecita l’intera Europa: “i nostri concittadini europei hanno bisogno di avvertire l’efficace vicinanza dell’azione dell’Unione”. Ma mentre la Ue comincia a comprendere che la crisi e’ di dimensioni epocali e coinvolge tutto il continente, la governatrice della Bce Christine Lagarde gela l’Italia: “Non e’ il mio scopo, non siamo qui per ridurre gli spread”. Il Presidente le replica a muso duro: “L’Italia sta attraversando una condizione difficile e la sua esperienza di contrasto alla diffusione del coronavirus sara’ probabilmente utile per tutti i Paesi dell’Unione Europea. Si attende quindi, a buon diritto, quanto meno nel comune interesse, iniziative di solidarieta’ e non mosse che possono ostacolarne l’azione”. 

    E’ meta’ marzo e l’epidemia falcidia centinaia di italiani, il Paese e’ chiuso in casa, si teme per la salute e per la tenuta economica. Il 25 marzo il Presidente sale da solo le scale dell’Altare della Patria e in un video ricorda che dopo la Resistenza e la Liberazione l’Italia seppe rinascere; anche ora “la nostra peculiarita’ nel saper superare le avversita’ deve accompagnarci nella dura prova di una malattia che ha spezzato tante vite. A questa impresa siamo chiamati tutti. Insieme possiamo farcela e lo stiamo dimostrando”. Il 27 marzo Mattarella registra un nuovo videomessaggio, durante il quale si lascia scappare un fuorionda. “Giovanni, nemmeno io vado dal barbiere” spiega al suo portavoce Grasso che gli chiede di mettersi in ordine i capelli. Il video spopola sui social e gli italiani capiscono che il Presidente condivide l’isolamento che logora tutti. E il Capo dello Stato li ringrazia per il senso di responsabilita’, rinnova l’invito alle istituzioni a collaborare e spiega di fatto che l’azione del governo si svolge in emergenza, che i Dpcm sono per ora lo strumento adeguato anche se non se ne puo’ abusare e il Parlamento deve restare il luogo della democrazia. Da pochi giorni le immagini dei camion militari che trasportano i feretri dei defunti per Covid da Bergamo hanno scosso l’intero Paese. Le settimane si susseguono, la Pasqua si passa chiusi in casa, poi la Festa della Liberazione e quella del Primo maggio. Mattarella alterna messaggi e videomessaggi, cercando sempre di rassicurare e invitare alla responsabilita’. E chiedendo al governo “indicazioni ragionevoli e chiare”. Ma cerca anche di spronare l’Europa a fare di piu’. Sono giorni di contatti internazionali e alla fine qualcosa si muove, si avvia una riflessione che portera’ alla sospensione del Patto di stabilita’ e a un cospicuo pacchetti di aiuti, dal Sure al Next generation Ue. “L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione” commenta il Presidente. Il lockdown si allenta, i contagi calano, ma Mattarella annulla il tradizionale ricevimento ai giardini del Quirinale per la Festa della Repubblica per limitarsi a un piu’ sobrio concerto dedicato alle vittime del coronavirus. Alle istituzioni e alla politica il Capo dello Stato rinnova l’appello al “dovere di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia”. Non certo una sospensione della dialettica politica, ma “c’e’ qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non e’ disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unita’ morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro”. Il 2 giugno Mattarella esce dopo oltre un mese dal Quirinale e va a Codogno, luogo simbolo dell’epidemia: “In questi luoghi si ritrova oggi la Repubblica” dice in un breve discorso. 

    A fine giugno Mattarella visita anche Bergamo, la citta’ piu’ colpita dalla prima ondata. Gli italiani cominciano a uscire di casa, si cerca di recuperare un briciolo di normalita’, qualcuno esagera. Il Presidente chiede di non dimenticare quanto e’ successo e ammonisce: “La strada della ripartenza e’ stretta e in salita. Va percorsa con coraggio e con determinazione”. Nel Paese comincia un dibattito sulla fine del virus, si affaccia qualche negazionista, molti rifiutano di usare le mascherine. Il Presidente comincia a spiegare che il cammino e’ ancora lungo, “imparare a convivere con il virus finche’ non vi sara’ un vaccino risolutivo non vuol dire comportarsi come se il virus fosse scomparso” e poi esorta: “occorre tener conto anche del dovere di equilibrio con il valore della vita, evitando di confondere la liberta’ con il diritto far ammalare altri”. Il presidente da’ l’esempio passando le sue vacanze da solo chiuso nella tenuta di Castelporziano, limita al massimo le visite istituzionali (solo Genova per l’inaugurazione del Ponte e Bologna per il ricordo delle stragi di Ustica e della Stazione). Per l’inaugurazione dell’anno scolastico sceglie Vo’, altro comune flagellato dal virus, e sollecita ancora “grandi precauzioni e serieta’ di comportamenti” ma vede nella riapertura delle scuole “un segno del rilancio del Paese”. Sono i giorni della speranza, ma al Quirinale cominciano ad arrivare anche segnali di una possibile seconda ondata e l’allerta rimane quindi alto. Il 3 ottobre il Presidente avverte: “non posso tacere la preoccupazione per l’aumento del ritmo del contagio della pandemia e il dolore per le vittime che ancora, giorno per giorno, dobbiamo registrare”. Pochi giorni dopo consegnando le onorificenze al Merito della Repubblica, Mattarella loda le qualita’ degli italiani, i tanti ignoti che hanno aiutato a tenere unito il Paese alleviando le sofferenze di molti. Medici, infermieri, volontari, insegnanti, studenti, autisti e taxisti, chi ha continuato a lavorare anche in lockdown. Sono riconoscimenti a quella parte di Paese, la stragrande maggioranza, che ha mostrato “senso della comunita’, coscienza civica, senso di responsabilita’ e di premure nei confronti della comunita’, dei problemi degli altri in difficolta’ e in sofferenza”. 

    A fine anno il Presidente annulla la consueta cerimonia di auguri con le Alte cariche ma conferma quella con il Corpo diplomatico accreditato in Italia e chiede “severe riflessioni” per tempi straordinari. Richiamando l’eccezionalita’ della situazione nel pieno della pandemia, fa subito capire in un breve discorso che le chiacchiere ormai sono inutili. Bisogna capire che i cittadini di tutto il mondo si aspettano dal 2021 una “svolta” e i loro governi devono rispondere a questa speranza. Dunque non e’ il momento per tatticismi, nazionalismi, cecita’ di fronte a sfide epocali, dal virus ai cambiamenti climatici, che richiedono una collaborazione vera fra tutti. Come ha saputo fare l’Europa in piena pandemia, come si accingono di nuovo a fare gli Usa rientrando con la nuova amministrazione Biden nel protocollo di Parigi contro le emissioni di gas: esempi virtuosi che dimostrano come sia possibile a fronte di impegno e solidarieta’, coltivare la speranza che il 2021 sia migliore dell’anno che sta per finire. L’anno si chiude come di consueto con il discorso del 31 dal palazzo del Quirinale. Poche ore prima Mattarella ha insignito dell’onorificenza al Merito della Repubblica 36 cittadini che si sono distinti per atti di solidarieta’ e civismo. Sei mesi prima dell’inizio del semestre bianco il Presidente lima il suo penultimo discorso di Fine anno, forse il piu’ difficile, dosando preoccupazione e speranza. (AGI)

    CONDIVIDI SU: