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    Insulti a Cecile Kyenge, Calderoli condannato a 18 mesi

    Il senatore
    della Lega Roberto  Calderoli e’ stato
    condannato 18 mesi di carcere (pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario)
    per avere definito “orango” l’ex Ministro Cecile Kyenge nel luglio
    del 2013 a una festa della Lega Nord. L’accusa era di diffamazione aggravata
    dall’odio razziale presentata per la frase pronunciata dal palco della festa
    della Lega di Treviglio il 13 luglio 2013, contro l’allora ministro
    dell’Immigrazione Cecile Kyenge. “Amo gli animali – disse Caldaroli
    davanti a 1.500 persone -, orsi e lupi, com’e’ noto. Ma quando vedo le immagini
    della Kyenge non posso non pensare, 
    anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango”. Il gia’
    vice presente del Senato poi si scuso’ ma non riusci’ a evitare il processo
    durante il quale il pubblico ministero, Gianluigi Dettori, aveva chiesto due
    anni. In sentenza il giudice Antonella Bertoja ha deciso per una pena di un
    anno e sei mesi. Calderoli, ricoverato in ospedale a Padova per alcuni
    accertamenti, non era presente in aula.

    “Abbiamo
    vinto un’altra volta, davanti ai giudici, nei luoghi che contano. Evviva,
    evviva, evviva. Il razzismo la paga cara: Roberto Calderoli condannato in primo
    grado ad un anno e sei mesi per avermi rivolto insulti razzisti”. Lo ha
    detto l’europarlamentare Pd, Ce’cile Kyenge, commentando la sentenza di oggi
    del Tribunale di Bergamo. “Anche se si tratta del primo grado di giudizio – ha spiegato
    la Kyenge – e anche se la pena e’ sospesa, e’ una sentenza incoraggiante per
    tutti quelli che si battono contro il razzismo. Percio’ esprimo la mia
    soddisfazione per questa vicenda: non solo per questioni personali, ma anche
    perche’ la decisione del Tribunale di Bergamo conferma che il razzismo si puo’
    e si deve combattere per vie legali, oltre che civili, civiche e
    politiche”. Kyenge ha poi concluso: “Un grande riconoscimento per i
    Pm che avviarono le indagini, dimostrando che lo spazio pubblico non puo’
    diventare un terreno di incitamento all’odio razziale. Da applausi anche i
    giudici che hanno dimostrato imparzialita’ e fermezza nell’esprimere il loro
    giudizio. Il tutto si configura come un grande insegnamento per tutte le
    persone che sono esposte ad atteggiamenti discriminatori e puramente razzisti:
    il razzismo va condannato ovunque si mostri!”  

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