Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Joio Rabbit: originale film per coinvolgere i giovani sul tema della Shoah

    Un nuovo esperimento per trattare il tema della Shoah e della Seconda Guerra Mondiale con un approccio cinematografico non convenzionale. È quanto fatto dal film “Jojo Rabbit”, nelle sale italiane dal 16 gennaio 2020, distribuito da The Walt Disney Company Italia e candidato a 6 premi Oscar.

    Il film racconta la storia di un ragazzino di 10 anni, il giovanissimo Jojo Betzler (Roman Griffin Davis), sarcasticamente chiamato JojoRabbit – coniglio – per sottolineare, con la crudeltà di certi bambini sostenuti dagli adulti in divisa nazista, le sue difficoltà. La via di fuga per Jojo, come avviene per molti bambini, è nel suo amico immaginario. Il frutto della sua fantasia però si concretizza in Adolf Hitler, interpretato dallo stesso regista Taika Waititi. Inizia così un grottesco susseguirsi di scene che vedono per protagonista questa caricatura di Hitler, che pasteggia con gli unicorni e dà consigli al suo giovane “amico”. A delineare il contesto, anche i più assurdi pregiudizi sugli ebrei, riconoscibili, tra le altre cose, perché hanno le corna e puzzano di cavoletti di Bruxelles.

    Ma le certezze “ariane” di Jojo subiscono un duro colpo quando scopre che la madre (Scarlett Johansson) nasconde in soffitta Elsa (Thomasin McKenzie), una ragazza ebrea. Tra Jojo ed Elsa nasce un’amicizia che porta il ragazzino a guardare con altri occhi quanto sta succedendo intorno a lui e a dubitare sulla bontà degli insegnamenti relativi al nazismo che riceve.

    Il film in diverse scene strappa una risata per la parodia del regime nazista, fatta di scene surreali e trovate originali, come le canzoni dei Beatles e di David Bowie cantate in tedesco. Allo stesso tempo vengono proposte scene dolorose, che stimolano comunque alla riflessione sulla tragedia.

    “Non è semplice usare un linguaggio comico, ma questo approccio aperto e moderno può coinvolgere molti, in particolare i ragazzi” ha dichiarato a Shalom Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoah, che ha contribuito a promuovere l’iniziativa. “Abbiamo molto apprezzato questo lavoro, in quanto ciò che teniamo in considerazione è la qualità del messaggio” ha poi aggiunto in occasione della presentazione del film.

    CONDIVIDI SU: