Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Leggi razziali: Ateneo Firenze ricorda 40 docenti ebrei espulsi

    Attilio Momigliano, Ludovico Limentani ed Enzo Bonaventura:
    sono alcuni dei nomi più noti presenti nell’elenco dei professori ebrei espulsi
    dall’Università di Firenze, una quarantina in tutto, dopo le Leggi razziali. Il
    convegno internazionale, ‘L’emigrazione intellettuale dell’Italia fascista, in
    programma all’ateneo fiorentino, ha presentato i risultati di recenti ricerche
    promosse dall’Università e dalla Regione Toscana nell’ambito del bando ‘Memoria
    2018’, che ricorda gli 80 anni dalla firma delle leggi razziali. Patrizia
    Guarnieri, responsabile del convegno, ha spiegato che furono “una
    quarantina i docenti espulsi dall’Università”, di cui 16 decisero di
    espatriare, a cui si aggiunge “una cinquantina di studenti ebrei” e
    “anche i professionisti, per esempio a Firenze l’ordine dei medici conta
    una radiazione di ben 66 persone”. Nel complesso, ha aggiunto Guarnieri,
    “abbiamo già raccolto circa 250 nominativi di intellettuali che hanno avuto
    rapporti di formazione o di lavoro con la Toscana e che sono andati a cercare
    la libertà altrove”. Duplice il messaggio trasmesso agli studenti dal
    rettore dell’Università di Firenze, Luigi Dei: “I diritti umani devono
    sempre stare davanti a tutto e il secondo è che la memoria è fondamentale”
    e “sta strettamente legata al tema della responsabilità”.
    “Mentre venivo qui – ha detto Daniela Misul, presidente della comunità ebraica
    di Firenze – stavo pensando come sarebbe stata la nostra Italia se queste
    eccellenze fossero rimaste e avessero potuto proseguire il loro lavoro, oggi
    forse potrebbe essere un’Italia migliore”. La vicepresidente della Regione
    Monica Barni, ha aggiunto che oggi “vediamo tanti motivi di preoccupazione
    che molto spesso sono dovuti all’ignoranza, al farsi convincere da ideologie
    sbagliate perché manca la conoscenza”.

    CONDIVIDI SU: