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    Rai2: Sorgente di vita, il rituale del lavaggio delle mani nella tradizionale ebraica

    Nel prossimo appuntamento con “Sorgente di vita”, domenica 15 marzo alle 8,20 su Rai2 e, in replica, martedì 17 marzo alle 1,45 si parlerà dell’antico rituale del lavaggio delle mani, dall’epoca del Tempio di re Salomone ai giorni nostri. Un precetto millenario immutato nel tempo che oggi è anche uno dei comportamenti più utili e raccomandati dalle autorità per contrastare l’epidemia di Coronavirus. Il lavaggio delle mani, in ebraico la “Netilàt Yadaim”, accompagnato da una benedizione, scandisce vari momenti della vita ebraica, ed è parte integrante della tradizione e del rito. Le spiegazioni di rabbini ed esperti sul significato e sulle radici di questa ritualità. A seguire: centottanta persone provenienti da Israele e da diverse comunità ebraiche europee si sono ritrovate nell’antica sinagoga Eliahu Hanavi ad Alessandria d’Egitto. La riapertura è avvenuta dopo un restauro durato tre anni ed è il primo passo di un progetto di valorizzazione dell’antico patrimonio ebraico, voluto dal Governo egiziano. Nissim Hazan, ebreo italiano nato ad Alessandria settant’anni fa, racconta l’emozione del ritorno e delle preghiere in quel tempio dove, da bambino, aveva cantato nel coro, la vita quotidiana di una comunità ben inserita nella società di allora e la fuga degli ebrei e della sua famiglia dall’Egitto dopo la campagna di Suez, e la seconda guerra arabo-israeliana. Infine, la storia della deportazione dei carabinieri nell’ottobre del 1943. Nella Roma occupata dai tedeschi a seguito dell’armistizio, un ordine perentorio viene impartito da Berlino al comando delle SS nella capitale: disarmare e arrestare i carabinieri, ritenuti una forza potenzialmente ostile. In vista della deportazione degli ebrei romani, i tedeschi non ritengono affidabili i militi dell’Arma. Il rastrellamento, l’arresto, la deportazione nei campi di lavoro, la fame, gli stenti, il ritorno a casa, nella testimonianza di Vincenzo Rossi, uno dei 2000 carabinieri deportati, e nel racconto di Maurizio Piccirilli, autore del libro “Carabinieri kaputt!”. 

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