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    Rara riproduzione ‘Bibbia di Mose’ da Castellazzo’ donata al museo Meis Ferrara

    Il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah
    (Meis) ha acquisito in questi giorni, grazie a una donazione privata, un raro
    manoscritto del periodo rinascimentale, noto agli esperti come la ‘Bibbia di
    Mose’ da Castellazzo’. Il donatore e’ l’ambasciatore Giulio Prigioni, che ha
    voluto contribuire sia alla collezione del Meis che alla preparazione della
    mostra ‘Il  Rinascimento parla ebraico’,
    in allestimento per il 2019.

    La Bibbia di Mosheh da Castellazzo e’ un codice illustrato, eseguito
    probabilmente a Venezia negli anni Venti del Cinquecento. Il manoscritto, ritrovato
    alla fine della Seconda guerra mondiale negli scantinati del comando della
    Gestapo di Varsavia e poi conservato presso l’Istituto di Storia ebraica della
    capitale polacca, fu inviato nel 1980 a uno studio fotografico per essere
    riprodotto, ma non torno’ piu’ alla biblioteca e ad oggi risulta smarrito o
    rubato. La riproduzione donata al museo e’ stata curata da Kurt e Ursula Schubert
    e pubblicata in pochissimi esemplari.     

    Mosheh da Castellazzo (1466-1526) fu un “pittore e un disegnatore
    piuttosto noto”, come lui stesso afferma nella richiesta di privilegio di
    stampa che rivolse al Senato veneziano nel 1521. In quel documento, Mosheh
    dichiara di aver disegnato un ciclo d’illustrazioni bibliche, di cui intende
    far approntare dalle proprie figlie (“mie fiole”) le incisioni su
    legno. Il privilegio fu accordato, ma di quel ciclo sembrano essere rimaste
    solo due incisioni. Il manoscritto e’ una copia delle incisioni complete.     

    La ‘Bibbia di Mosheh da Castellazzo’ e’ un documento
    “molto importante della cultura artistica ebraica nell’Italia del primo
    Cinquecento – spiega il Meis – con illustrazioni che ampliano il dettato
    biblico attraverso aggiunte tratte dai ‘midrashim’, ovvero dai commenti dei
    maestri ebraici agli scritti biblici”. L’ambasciatore Prigioni ha
    raccontato come, grazie all’aiuto dell’ebraista Giulio Busi, curatore della mostra
    sul Rinascimento in programma al Meis, sia riuscito a trovare la rara
    riproduzione in un paesino sperduto della 
    Svizzera. 

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