La Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) e' scesa oggi in piazza per protestare
contro il taglio dei contributi all'editoria previsto nella manovra economica.
L'appuntamento si e' tenuto in piazza Montecitorio, davanti alla Camera e a
pochi metri da Palazzo Chigi. "E' un presidio simbolico, a poca distanza
dal palazzo in cui ha sede l'ufficio del sottosegretario con delega
all'Editoria, Vito Crimi, per esprimere il dissenso della categoria per il
taglio dei fondi per i giornali minori", ha spiegato il sindacato unitario
dei giornalisti. Il presidente Giuseppe Giulietti ha spiegato "Siamo qui
per dire no all'emendamento alla legge di Bilancio che prevede di arrivare
entro 4 anni alla cancellazione definitiva di ogni contributo, quindi che colpira',
per usare l'espressione del presidente Mattarella, le voci delle diversita' e
delle differenze. Si incomincia con il fondo dell'editoria, poi Radio Radicale,
poi tocchera' al fondo dell'emittenza e al fondo delle agenzie. L'obiettivo -
ha sottolineato Giulietti - e' cancellare le voci critiche, e' consentire che
l'informazione si faccia solo in Rete e senza domande. Insomma, l'obiettivo e',
come dice il presidente Trump, al quale si ispirano questi signori, cancellare
la funzione dei giornalisti. Questo non e' accettabile. Non e' un'aggressione
alla corporazione dei giornalisti, ma all'articolo 21 della Costituzione e al
diritto dei cittadini di essere informati. Ci appelliamo al presidente della
Repubblica affinche' nelle prossime ore eserciti nei modi e nelle forme
possibili un'attenta vigilanza perche' questo scempio non vada a compimento. Nostro
compito - ha continuato Giulietti - e' sollecitare tutti, maggioranza e
opposizione, a fermarsi per tempo, a non compiere questo taglio di lingue, questo
imbavagliamento di centinaia di voci. Quindi in questo momento ci rivolgiamo a
tutti i parlamentari indistintamente e ci auguriamo che il nostro appello venga
accolto anche dai parlamentari della Lega". Giulietti ha infine
evidenziato che "sono centinaia e centinaia i posti di lavoro a rischio,
molti dei quali precari".
Molte le voci critiche al taglio dei fondi per l’editoria e moltissimi i messaggi di sostegno a Radio Radicale. "Radio Radicale - ha detto il procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma Giovanni Salvi - in questi anni ha svolto un servizio per il pubblico molto significativo, io me ne sono servito spesso per ascoltare dei processi, per poter seguire dei procedimenti che si svolgevano a distanza e che non avrei mai potuto seguire, ho potuto ascoltare le cose più significative, lo stesso vale per il Csm e per tante altre iniziative. E' una radio privata che svolge un servizio pubblico importante. A mio parere è fondamentale che venga mantenuto quel sussidio che ha consentito fino adesso di svolgere un lavoro che di per sè non comporta certamente ingressi di carattere economico e che qualcuno deve fare". “Spero davvero – ha scritto con un twitter il presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello - che Radio Radicale non sia costretta a chiudere. È un patrimonio della nostra libertà e della nostra democrazia. Ripensateci”. Analogo messaggio del vicepresidente della Comunità ebraica, Ruben Della Rocca: “La cosa non dovrebbe neanche essere messa in discussione Radio Radicale e' un punto di riferimento della vita pubblica di tutti noi”.
Giacomo Kahn