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SPECIALE PESACH 5784

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    … E se avesse vinto Hitler ? La fantapolitica in una serie tv

    Come sarebbe il mondo, se durante la Seconda Guerra
    Mondiale avesse vinto l’Asse? Se lo immagina Philip K. Dick, nel suo romanzo
    ucronico distopico del 1962, “La svastica sul sole”, sulla quale si basa la
    serie televisiva prodotta da Amazon Studios, The Man in the High Castle,
    arrivata alla terza stagione, che è uscita il 5 ottobre su Amazon Prime Video, altra
    nota piattaforma di streaming.

    La storia si concentra maggiormente negli Stati Uniti, i
    cui territori, dopo la vittoria dell’Asse, sono stati spartiti tra Giappone e
    Germania. Ad ovest si trovano gli Stati Giapponesi del Pacifico, a est invece,
    sorge il Grande Reich Nazista; i due territori sono divisi dagli Stati delle
    Montagne Rocciose, noti anche come Zona Neutrale.

    Juliana Crain (Alexa Davalos) nella prima stagione
    conduceva una vita tranquilla a San Francisco insieme al fidanzato Frank
    (Rupert Evans), ma tutto è cambiato quando la sua sorellastra Trudy le ha
    affidato la pellicola di un filmato intitolato “La cavalletta non si alzerà più”
    in cui si mostrano gli Alleati sconfiggere la Germania e il Giappone, prima di
    essere uccisa dalla polizia giapponese. Nel corso delle due stagioni
    precedenti, tutti i personaggi coinvolti verranno condizionati dalla visione
    dei filmati, ma ovviamente quelli a vederli in un’ottica poco amichevole sono i
    nazisti. Il percorso che compierà Juliana, nell’arco delle prime due stagioni,
    l’ha portata a sconvolgere completamente la propria vita, perdendo anche
    persone a lei care. In questa nuova stagione, la terza, le vicende si
    complicheranno ancor di più, quando l’Obergruppenführer John Smith (Rufus
    Sewell), principale antagonista di quest’opera, scopre l’esistenza del
    multiverso, decide ovviamente che il Reich deve invadere anche le altre realtà,
    compresa la nostra. Questo porterà la protagonista, a conoscenza di questo
    passaggio per gli universi paralleli, a dover compiere nuove complicate scelte
    per poter distruggere i piani dei nazisti.

    In tutti gli episodi di The Man in the High Castle, c’è
    un aspetto che viene continuamente ribadito: siamo sicuri che, all’instaurarsi
    di un regime fascista, anche noi non finiremmo prima o poi per abituarvici? Il
    dubbio è forte e l’ordinarietà delle vite prende il sopravvento sull’istinto di
    ribellione.

    Con l’inasprimento delle politiche più conservatrici e al
    successo dei movimenti di estrema destra in tutto il mondo,
    osservare l’allegoria di questa serie ha un doppio effetto: da una parte è
    quasi un monito nei confronti di ciò che potrebbe accadere se abbassiamo
    veramente la guardia, dall’altro ci si insinua il sospetto che ci stiamo
    avvicinando a grandi passi verso questa realtà. Questa opera di fiction
    racconta non solo come la storia sarebbe potuta andare, ma come potrebbe andare
    anche nel prossimo futuro.

     

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