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    Come cambia il Medio Oriente con gli Accordi di Abramo

    Rapporti tra Unione Europea ed Israele a seguito dei Patti di Abramo e dell’insediamento di Joe Biden nella Casa Bianca, questo è stato il tema discusso in diretta live-streaming dal “Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti & Democratici al Parlamento Europeo” lo scorso 22 dicembre su Facebook. Moderato da Caterina Doglio, giornalista ed ex-caporedattrice della sezione esteri del TG1, ha preso parte al dibattito anche Barak Ravid, giornalista opinionista israeliano; il presidente del “Jewish Economic Forum”, Jonathan Pacifici; la deputata Pina Picierno ed infine l’analista, negoziatore e consulente di amministrazioni americane di stampo repubblicano e democratico, Aaron Miller.

    Oggi più che mai, il medio oriente sta vivendo un periodo storico di forte cambiamento in materia di relazioni diplomatiche. I più recenti Accordi d’Abramo sembrano aver tracciato il sentiero di negoziazione tra stati arabi ed Israele, anche se molti li hanno maliziosamente etichettati come di esclusivo interesse economico. Per primo, la parola è andata al giornalista Barak Ravid, secondo cui i leader degli stati firmatari (che ricordiamo essere USA, Israele ed Emirati Arabi Uniti) non hanno fatto altro che concretizzare quanto già iniziato con gli Accordi di Oslo del 1993, continuati solo in segreto dopo la morte di Yitzhak Rabin. La crisi del medio-oriente, ha poi spiegato, per quanto storica ed ancora molto forte, non è tuttavia l’unica presente in quei territori. I sopracitati Accordi sembrano, così, essere stati raggiunti sia per fermare la scelta da parte di Israele di annettere la Cisgiordania sia per consolidare la già esistente intenzione di normalizzare i rapporti tra gli stati. Nel quadro politico, i palestinesi sembrano essere molto frustati per questa situazione, ed il Movimento Nazionale Palestinese vive una crisi peggiore di quella postera alla delegittimazione di Arafat. Dovranno, quindi, reinventarsi se vorranno essere rilevanti nella situazione attuale, secondo Ravid, che si dice anche favorevole alle ultime dichiarazioni dei funzionari degli stati membri dell’UE relativamente ai nuovi rapporti emergenti. Ma se da un lato la faccia politica della moneta dei rapporti diplomatici si sviluppa lentamente, quella economica procede molto più velocemente e sembra persino abbattere i limiti geografici, surclassandoli. Jonathan Pacifici si è pronunciato al riguardo ponendo l’attenzione degli ascoltatori su alcuni casi concreti che si sono verificati da quando sono stati firmati gli Accordi, come l’aumento dei vettori aerei israeliani sopra Arabia Saudita e di quelli che collegano Dubai, Abu Dhabi e Tel Aviv, o di alcuni eventi che hanno interessato due Big del commercio e della tecnologia: Amazon, che ha annunciato il servizio dei clienti israeliani dalle proprie sedi logistiche negli Emirati (rivoluzione per il consumatore israeliano finora tagliato dal servizio Prime del Colossal), e Google, che ha organizzato il passaggio del cavo ottico, che connette i dati tra Asia e Europa, su Arabia ed Israele. I rapporti con i paesi arabi sembrano quindi in piena ascesa, tanto che il Ministero del Turismo di Abu Dabi ha recentemente diramato una direttiva verso tutte le strutture alberghiere dello stato di fornirsi di strutture kasher per consentire l’alimentazione secondo la legge ebraica per tutti coloro che la rispettino, in piena contrapposizione con quanto avvenuto, invece, questa settimana presso la Corte Europea, che ha approvato una legge del Belgio volta ad impedire la macellazione di carne secondo i criteri ebraici. In tutto questo l’Iran e i palestinesi sono restii dallo stringere rapporti con Israele, tenendo in ostaggio tutta quella schiera di persone che vorrebbe invece innovarsi e superare certi tabù. La situazione è complessa, e l’entrata nello scenario del neo-presidente americano sarà fondamentale, soprattutto a seguito dei continui sviluppi. Infatti, come sostenuto da Aaron Miller, “il mondo con cui dovrà avere a che fare Biden sarà molto più complesso di quello con cui si confrontava quand’era vice di Obama”. Oltre al suo, un ruolo critico sarà quello dell’UE “che può avere una funzione di equilibrio, ma deve avere voglia di discutere, per esempio, delle operazioni militari dell’Iran, come anche evitare di ignorare le questioni dei diritti umani e del pluralismo religioso e politico”, così dichiarato, per ultimo, dalla europarlamentare Pina Picierno che ha così concluso il webinar.

     

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