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    Germania: stava per crollare la diga democratica contro il partito neofascista AfD

    La diga tedesca contro la legittimazione politica dell’AfD, partito con spiccate venature neofasciste, ha resistito. La tempesta che, dalla Turingia, minacciava di travolgere lo stesso governo Merkel abbattendo la Grosse Koalition, si è risolta in meno di 24 ore. Si è dimesso Thomas Kemmerich, il presidente della Turingia eletto per un solo voto e grazie al sostegno fondamentale dell’AfD. Dopo aver tentato invano per alcune ore di puntare i piedi nonostante la presa di opposizione durissima della Cancelliera Angela Merkel e dell’intero vertice della Cdu, il governatore “ per un giorno” ha gettato la spugna con parole finalmente inequivoche: “Le dimissioni e lo scioglimento del Parlamento della Turingia sono inevitabili. Vogliamo ripulire la macchia dell’appoggio dell’AfD. I partiti democratici hanno bisogno di maggioranza democratiche”.

    La scelta di Kemmerich era davvero inevitabile dopo l’attacco durissimo mosso in mattinata da Angela Merkel, furiosa per l’asse creatasi in Turingia tra il suo partito, la Cdu, i liberali della Fdp e i neofascisti. La Cancelliera era stata ultimativa: “E’ un brutto giorno per la democrazia. La Cdu in Turingia ha rotto con i valori e i convincimenti della Cdu nazionale. L’alleanza con la destra è imperdonabile e il risultato deve essere annullato”.

    La posizione della Cancelliera, condivisa dall’intera direzione del partito inclusa l’opposizione, è senza dubbio sincera. Ma anche se così non fosse stato, a imporre il diktat sarebbe stata la Spd, il partito socialista che aveva minacciato di abbandonare la maggioranza, provocando la fine del governo Merkel, senza le dimissioni di Kemmerich. Il terremoto rischia ora di travolgere lo stesso vertice della FdP. Il leader nazionale dei liberali Christian Lindner nega infatti di aver mai dato il suo assenso all’alleanza con i neofascisti ma è invece accusato di aver concesso il suo “semaforo verde” a Kemmerich e per questo ha deciso di porre subito, entro 24 ore, la questione di fiducia sulla sua leadership e sull’intero vertice del partito.

    Le reazioni della stampa tedesca e in particolare della comunità ebraica sono state immediate e indignate. “E’ una conferma dei nostri peggiori timori” ha commentato subito il capo della comunità ebraica della Turingia, Land nel quale la AfD vanta la principale roccaforte elettorale. Il vicepresidente del Comitato internazionale Auschwitz, Christoph Heubner, aveva invece puntato l’indice contro i liberali della Fdp, ricordando “quali notabili nazisti trovarono la loro casa politica nella Fdp”.

     L’intervento d’autorità della Merkel e del vertice Cdu ha impedito che l’incendio divampasse e confermato la chiusura di fronte ai tentativi di arrembaggio dell’AfD, con una drasticità e una decisione sconosciute in Italia dove, fatte salve ali estreme e molto minoritarie come Casapound o il Fronte nazionale, la destra erede del Msi è stata sdoganata già da decenni e i civettamenti con il passato fascista sono ormai quasi innocui. La ferita è chiusa ma non rimarginata. Lo shock resta perché, sia pur solo per un giorno si è aperta una crepa che oggi è stato possibile chiudere subito, domani chissà. L’intesa in Turingia, letteralmente inimmaginabile in Germania sino a un attimo prima, è stato provocato dall’intreccio di diverse contingenze: il crollo dei socialdemocratici (Spd) nel Land, che ha reso impossibile riproporre la precedente alleanza di governo, composta dalla stessa Spd, dai Verdi e dalla sinistra radicale della Linke, diventato partito di maggioranza relativa; la competizione durissima tra liberali (Fdp) e Verdi, che pescano nello stesso elettorato, quello della fascia sociale e culturale medio-alta; gli appetiti dei notabilati locali della Cdu, che non hanno esitato a tradire apertamente il mandato della leadership. Oggi queste falle non sono bastate a provocare il crollo del muro che difende la Germania dalla pressione del risorto partito neofascista. Domani chissà.

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