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    "Holocaust, medicine and legacy" – Il Convegno a La Sapienza

    Poche settimane dopo la firma dell’accordo quadro per la memoria della Shoah tra l’Università degli studi di Roma La Sapienza e i diversi enti ebraici, tra cui la Comunità Ebraica di Roma, ha luogo il primo di una serie di eventi, volti ad insegnare agli studenti il valore della memoria: il convegno “Holocaust, medicine and legacy”, iniziato lunedì  22 novembre presso il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali della Sapienza.

     

    Un’idea nata oltre dieci anni fa nell’ambito “Medicina e Shoah”, all’interno delle facoltà mediche e che man mano è cresciuto, coinvolgendo docenti di tutte le altre facoltà, a livello nazionale e internazionale. Tema centrale del convegno, il collegamento tra la bioetica contemporanea, applicata da tutti gli operatori della salute, al processo dei medici nazisti di Norimberga, da cui è derivato il Codice di Bioetica Internazionale.

     

    “E’ importante rendere consapevoli i futuri medici, futuri infermieri, operatori della salute e la popolazione dell’origine dei diritti di cui noi godiamo oggi e che diamo per scontati” spiega Livia Ottolenghi, Consigliera UCEI e  membro del Comitato organizzativo del Convegno. Due intense giornate di incontri e dibattiti, in cui i docenti delle università di tutta Europa, riflettono su temi quali la correlazione tra nazismo, leggi razziali e razziste in Germania e in Italia, le teorie mediche e le applicazioni pseudo-scientifiche dei crimini nazisti: dall’etica medica in Germania, spiegata dal Prof. Volker Roelcke dell’Università di  Gießen, ad un’analisi della svolta razzista del fascismo, che Mario Toscano, docente di Storia Contemporanea della Facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, ha illustrato dal punto di vista politico, scientifico e sociale, per culminare al tema centrale del convegno: gli esperimenti sugli esseri umani, in particolare sugli ebrei prigionieri nei campi di sterminio.

     

    A raccontare questa triste pagina della storia due testimoni diretti: a termine della prima giornata di incontri, che ha visto anche la presenza dei vertici comunitari, quali la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello e la Presidente UCEI Noemi Di Segni, il Prof. Umberto Gentiloni Silveri, docente di Storia Contemporanea della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, e Marco Caviglia della Fondazione Museo della Shoah, hanno intervistato Tatiana Bucci, deportata e sopravvissuta insieme a sua sorella Andra: il loro cugino Sergio De Simone, vittima degli esperimenti, fu ucciso dai nazisti, e Mario De Simone ne riporta la storia.

     

    Il tema degli esperimenti e dell’eugenetica sono anche al centro della seconda parte del convegno, in cui a fianco dei docenti delle università europee (tra cui Oxford e la Sorbona di Parigi), intervengono studiosi e rappresentanti degli enti ebraici, tra cui il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS di Ferrara, il CDEC di Milano, l’Archivio Storico e il Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma, in un’analisi sulla pseudo medicina nazista, sulla sterilizzazione dei disabili, sul Morbo di K. all’Ospedale Fatebenefratelli di Roma, fino a toccare tematiche più attuali, quali le recrudescenze dell’antisemitismo.

     

    Lo scopo del Convegno “Holocaust, medicine and legacy”, che sarà racchiuso negli ultimi due panel, è quello di illustrare agli studenti il lavoro degli enti ebraici, per preservare la memoria di quanto accaduto.

     

    “La centralità del paziente non si può svincolare dalla centralità dei diritti dell’uomo; non c’è bioetica senza diritto umanitario- spiega la Prof.sa Silvia Marinozzi, Ricercatrice di Storia della Medicina e curatrice del Progetto “Medicina e Shoah”- “Il codice di Norimberga e il processo ai medici nazisti sono stati fondamentale per poter arrivare ad una codificazione delle buone pratiche in medicina oggi”.

     

    L’obiettivo è quello pensare alla memoria come patrimonio culturale e progetto di umanità. Questo è il punto focale dell’accordo quadro: “E’ importante insegnare ai ragazzi le buone pratiche in medicina e quale ne sia stata la storia, ma anche valorizzare la storia della Shoah come momento di passaggio nelle più totali atrocità commesse” conclude la Prof.sa Marinozzi.

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