Zvi Luria è un ingegnere di strade in pensione che scopre di essere affetto da demenza senile. La sua memoria si sgretola piano piano: i nomi dei conoscenti gli sfuggono di continuo e a scuola invece di prendere il nipote si sbaglia e prende un altro bambino. Una volta finisce per comprare tre chili di pomodori in banchi diversi al mercato e in tutta fretta telefona la sorella per avere una buona ricetta che lo aiuti a liberarsi di quella verdura acquistata in eccesso. Il neurologo diagnostica una piccola lesione al lobo frontale che anticipa una demenza. La moglie Dina lo sostiene e in questo difficile momento pensa che il reinserimento nel mondo del lavoro possa essere per lui un bene, il che equivale a costruire di nuovo strade e tunnel. Luria accetta il consiglio della donna, si mette in gioco e incontra così il giovane Maimoni, figlio di un suo vecchio collaboratore, che lo impiega nella costruzione di un tunnel nel bel mezzo del deserto. Belle sono le immagini che Yehoshua ci regala lungo tutto il libro. Tel Aviv e la sua quotidianità vengono qui presentate con profonda naturalezza: gli ospedali, le scuole, i negozi, le case e le persone che vi abitano. A tutto ciò fa da contraltare il deserto con i propri animali selvaggi e una famiglia palestinese che si nasconde perché sprovvista dei documenti necessari. Forse non è il romanzo più riuscito di Yehoshua ma qualcosa di bello c’è e sta nell’universalità dei temi raccontati e nella capacità di delineare alcune complessità. In molti dei suoi libri le vicende personali dei personaggi si intrecciano a quelle politiche e civili del paese. Tel Aviv, Gerusalemme e il deserto fanno quasi sempre da sfondo e anche ora, in questo suo tredicesimo romanzo, questi luoghi e le loro luci fanno da padrone.
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