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    I pericoli del terrorismo nell’epoca della pandemia

    Ieri sulla piattaforma Zoom, si è tenuto un press-briefing dal titolo “The virus and terrorism – Changing trends and future concerns” organizzato dall’EIPA, la Europe Israel Press Association.

    Ospiti d’onore due grandi esperti del contro-terrorismo: il professor Boaz Ganor, fondatore e attuale direttore esecutivo dell’Istituto Internazionale di Contro-terrorismo (ICT) dell’IDC Herzliya, e Laurence Bindner, co-fondatrice di JOS Project, una piattaforma di analisi della propaganda degli estremisti e dei terroristi.

    Introdotti da Alex Benjamin, direttore dell’EIPA, i due ospiti hanno esposto come le organizzazioni terroristiche stiano mutando negli ultimi tempi, anche in relazione con l’arrivo della pandemia. Quali saranno le nuove minacce per l’Europa? Questa è stata la principale domanda a cui hanno risposto questi due rinomati esperti.

    Ganor, per dare un’idea chiara ai presenti su quale sia la situazione attuale del terrorismo internazionale, ha voluto spiegare quali siano prima di tutto le tipologie di terroristi che minacciano la nostra società. Spiega il direttore esecutivo dell’ICT, che esistono tre tipi di terroristi: il primo è il lone wolf, il lupo solitario, ovvero quegli individui che compiono attentati ispirati da organizzazioni terroristiche, con il quale però non ha alcun contatto.

    “Quello dei lupi solitari è un fenomeno in crescita, capace di colpire ovunque” spiega Boaz Ganor, sostenendo che “possiamo definirlo un fenomeno pandemico, poiché, un attacco terroristico ispira altri lupi solitari ad agire”. Le altre due tipologie invece sono: il local independent network, piccolo gruppo di lupi solitari che si radicalizzano insieme, solitamente membri della stessa famiglia o gruppo di amici, e le cellule, mandate in missione dall’organizzazione, che le finanzia e le addestra col fine di portare a termine  un attacco organizzato.

    Tornando sul fenomeno dei lupi solitari, ha analizzato la loro situazione attuale. Spiega come in questo momento “molti casi sono contenuti” e vengono “utilizzate soprattutto armi bianche e armi rudimentali”, al contrario delle cellule organizzate dotate di un vero e proprio arsenale, molto più letale. Inoltre ha voluto spiegare perché il fenomeno dei lone wolves accade molto più spesso, questo perché difficili da tenere sotto controllo, poiché elude il modus operandi delle intelligence tradizionali. Per affrontare questa problematica ha fatto notare Ganor, si è sviluppata la open source intelligence, quindi l’utilizzo dei social network per il monitoraggio di questi lupi solitari.

    Dopo aver spiegato quali siano le tipologie di minacce a cui devono far fronte le nostre comunità si è voluto soffermare sullo stato attuale delle diverse organizzazioni terroristiche e degli stati canaglia. Secondo il professore israeliano, il coronavirus ha frenato anche i gruppi terroristici. Questo perché non riscuoterebbero quell’impatto mediatico che solitamente raggiungono. Un esempio è l’ISIS, per il quale l’impatto mediatico è fondamentale, soprattutto in periodo in cui ha perso la sua forza e i suoi territori. Per quanto riguarda Al Qaeda invece, vede un’opportunità nella perdita di forza dell’ISIS che stanno lasciando il posto libero al loro ritorno, soprattutto attraverso le sue proxy.

    Boaz Ganor ha voluto porre un focus su quello che secondo lui è una delle minacce più grandi, l’Iran. Citando il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, “l’Iran è il principale hub del terrorismo internazionale”. Questo perché molti leader di Al Qaeda sono fuggiti in Iran, diventando in alcuni casi dei mezzi per destabilizzare i stati più deboli, sotto la guida delle Guardie Rivoluzionarie.

    “Ci sarà una crescita del terrorismo internazionale proveniente dall’Iran, anche in Europa” prevede il professore, affermando inoltre che “nei prossimi anni gli esperti di contro-terrorismo avranno molto da fare, vista la crescita del terrorismo jihadista e dei movimenti di estrema destra” che sono in crescita e destano sempre più preoccupazione.

    A prendere la parola dopo il fondatore dell’ICT, è stata Laurence Bindner, la quale si è focalizzata sulla comunicazione attuale delle varie organizzazioni jihadiste e di estrema destra.

    Si è soffermata soprattutto sui maggiori eventi che caratterizzano questo periodo: la pandemia e l’attuale debolezza degli Stati Uniti dopo gli eventi del 6 gennaio.

    Spiega Laurence Bindner che per diverse organizzazioni terroristiche, soprattutto quelle caratterizzate dal fondamentalismo religios, come i jihadisti, “il virus è visto come una punizione divina per i peccati degli uomini”. Ha sostenuto inoltre che la crisi portata dal coronavirus ha tirato fuori l’ansia, la mancanza di fiducia nelle elite e nei governi, e questo “è terreno fertile per visioni alternative come quelle di movimenti eversivi e jihadisti”, infatti come ha risposto più avanti durante il Q&A, “la crescita di gruppi cospirazionisti è sotto gli occhi di tutti”, tra questi QAnon è quello che desta preoccupazione secondo lei, soprattutto per le sue narrative.

    Ha fatto inoltre il punto anche sulla situazione degli USA, dove secondo lei Al Qaeda farà tesoro delle tensioni che ci sono in America.

    E sempre parlando degli Stati Uniti, “la presa di posizione dei social media nei confronti di Trump, è stato l’ultimo capitolo di una crescente tensione tra le due parti, dove le dichiarazioni prima e durante l’assalto a Capitol Hill, sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. La co-fondatrice di JOS Project ha affermato inoltre, che sarà necessario studiare quali piattaforme utilizzeranno i gruppi di estrema destra dopo la chiusura di Parler e dei propri account su Twitter. La chiusura di alcuni social e la sospensione da altri, secondo la Bindner, “porterà a una aumento della violenza da parte di questi gruppi eversivi”.

    Il briefing si è concluso con le domande del pubblico, soprattutto inerenti agli ultimi fatti di cronaca.

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