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    Il dilemma degli ebrei nell’Ungheria di Orban

    Ad urne aperte, il Times of Israel ieri sottolineava il dilemma degli ebrei ungheresi tra la riconferma di Orban e la coalizione dell’opposizione. La scelta infatti ricadeva tra il primo ministro populista, riconfermato con il 54,6 per cento dei voti, e un’alleanza di partiti di opposizione guidati da Peter Marki-Zayche, che ha ottenuto il 33,6 per cento dei voti, composta da socialdemocratici, socialisti, liberali, verdi, fino a Jobbik, descritto da Human Rights First come un “partito estremista antisemita e antirom”, accusa ripetuta dalla comunità ebraica composta da 47mila persone in Ungheria per lo più liberali. E l’estrema destra prende il 6,4 per cento dei voti.


    Ma l’antisemitismo purtroppo coinvolge anche il primo ministro riconfermato, Victor Orban, che dichiara tra i suoi nemici il finanziere filantropo ebreo George Soros, da sempre al centro di teorie complottiste, e il presidente ucraino ebreo Vlodimir Zelensky. “Abbiamo vinto alla grande e contro tutti, anche contro Zelensky”, ha esultato il premier dopo le elezioni di ieri sottolineando che dalle urne è uscito anche “un chiaro segnale per Bruxelles. Abbiamo vinto anche a livello internazionale. Contro il globalismo. Contro Soros. Contro i media mainstream europei. E anche contro il presidente ucraino”. “Fidesz (il partito di Orban ndr) rappresenta una forza conservatrice patriottica e cristiana. È il futuro dell’Europa. Prima l’Ungheria!”, ha esclamato in conclusione, riprendendo le famose parole usate da Donald Trump che disse “America first!”. Il discorso di Orban è stato accolto da un grande applauso dei suoi fedelissimi anche se aleggiano sospetti di brogli con schede trovate bruciate in Romania e a Hortobagy il governo locale ha organizzato autobus per portare la gente a votare. E anche il massacro di Bucha non ha fermato la vittoria dato che Orban è da sempre alleato con il Cremlino.


    Recentemente anche Papa Francesco nel suo viaggio in Ungheria, settembre 2021, aveva rivolto ad Orban un appello contro l’antisemitismo, «La minaccia serpeggia in Europa e altrove. È una miccia che va spenta». Ma Orban aveva risposto di non lasciare che l’Ungheria cristiana perisca.


    Non va meglio sul fronte della guerra nemmeno all’indomani della vittoria, dato che il presidente russo Vladimir Putin si congratula con Orban per la vittoria e secondo quanto riferiscono Tass e Interfax, Putin ha detto di essere fiducioso che un ulteriore sviluppo delle relazioni bilaterali corrisponda pienamente agli interessi degli abitanti della Russia e dell’Ungheria.


    Unica vera sconfitta di Orban è quella del referendum sulla legge che vieta la ‘promozione dell’omosessualità’ ai minori. La consultazione tenuta in concomitanza con le elezioni e voluta dallo stesso Orban, è risultata nulla per mancanza di quorum, come era negli auspici delle associazioni per i diritti umani che avevano fatto campagna in questo senso. La legge approvata a giugno 2021 vieta di mostrare ai minori qualsiasi contenuto, che ritragga o promuova l’omosessualità o il cambio di sesso. Ed è valsa all’Ungheria l’avvio di una procedura d’infrazione Ue.


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