Le opere degli ultimi anni di Joseph Roth, dalla Cripta dei cappuccini alla Leggenda del santo bevitore, risentono delle difficoltà economiche, della salute compromessa e dell’alcolismo dello scrittore. E’ nei libri degli anni che precedono la morte, avvenuta nel maggio 1939 in un ospizio dei poveri a Parigi, che in Roth il realismo si stempera in panorami letterari liminari che non hanno però nulla di surrealista, bensì evidenziano qualcosa, o forse molto, di iperrealista. A questa fase appartiene anche Il peso falso, pubblicato in tedesco nel 1937 e disponibile in italiano nella versione a cura di Luciano Foà edita da Adelphi. E’ la storia di Anselm Eibenschütz, addetto alla verifica di pesi e misure nel lontano distretto di Zlotogrod, all’estremo limite dell’Impero. Eibenschütz svolge fin dall’inizio con scrupolo e correttezza il proprio compito, ma si accorgerà presto che, a Zlotogrod, tutti i pesi sono falsi. E allora la falsificazione, come una marea che sale, finirà per sommergere lo stesso verificatore, fino a rendersi universale, e aprendo alla riflessione sulla giustizia e sulla colpa. Partire da Zlotogrod non sarà a tutti concesso. Chiosa nell’ultima pagina il caldarrostaio Sameškin: “E’ una brutta faccenda, questa frontiera. Vuoi venir via con me per sempre?”.
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