Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    Il pregiudizio anti-israeliano nei media: il caso del New York Times

    Uno studio condotto dall’Università Bar-Ilan nel corso del 2022, per il
    quale sono stati analizzati sia i modelli di copertura che di omissioni di
    informazioni, ha evidenziato un presunto pregiudizio anti-israeliano nel New
    York Times su entrambi i livelli; lo ha riportato Israel National News.

     

    Questa ricerca, che è stata condotta dall’autore israeliano e giornalista
    di Ma’ariv Lilac Sigan e dal professor Eytan Gilboa, esperto di
    comunicazione internazionale e diplomazia pubblica dell’Università di Bar-Ilan,
    ha rivelato dati preoccupanti sulla copertura mediatica rivolta allo Stato ebraico
    dal giornale statunitense, la cui scelta non sarebbe casuale. Infatti, secondo
    Sigan, il NYT è “il più importante canale di notizie al mondo, con una
    reputazione di lunga data per la professionalità”.

     

    Il 2022 è stato un anno di copertura particolarmente pesante di Israele
    all’interno delle sue pagine, mentre il terrore e le minacce che Israele deve
    affrontare sono stati quasi del tutto trascurati. I risultati dello studio sono
    stati inviati al giornale, che ha però rifiutato di pubblicare un articolo di
    opinione che spiegasse lo studio e le principali scoperte.

     

    “Questo è uno studio importante e unico: raccoglie dati sulla copertura di
    Israele nel più importante canale di notizie del mondo e li analizza; raccoglie
    anche dati su eventi e fatti di fondo che giornalisti ed editori omettono,
    causando errori, pregiudizi e distorsioni” ha spiegato il Prof. Eytan Gilboa.

     

    “Quello che ho scoperto dopo un anno di ricerca è stato cupo e inquietante
    – ha ammesso Lilac Sigan – A parte l’effetto immediato sull’immagine e sullo
    status di Israele, la copertura distorce continuamente la realtà in Israele e
    nella regione, in un modo che crea una falsa percezione per le generazioni future”.
    “Ciò influisce sui legami che Israele ha con gran parte del pubblico americano,
    e specialmente con la comunità ebraica. Il lettore riceve solo fatti parziali
    dal notiziario, che dipinge un quadro cupo e monocromatico. Questo è
    inquietante, distorsivo e pericoloso” ha aggiunto.

     

    Alla luce delle ricerche, anche l’Ambasciatore di Israele presso le Nazioni
    Unite Gilad Erdan ha inviato una lettera all’Executive Editor del New York
    Times Joseph Kahn, in cui ha criticato aspramente il pregiudizio anti-israeliano
    del giornale. 

     

    Come riporta Israel National News, l’Ambasciatore ha accusato il quotidiano
    di omettere dettagli e di distorcere la realtà dei fatti. “I capisaldi
    dell’etica del giornalismo sono la verità, l’accuratezza e l’obiettività –
    valori che, quando si tratta di Israele, il Times si rifiuta deliberatamente di
    sostenere”, si legge nella lettera. “Quando il New York Times sceglie di
    demonizzare Israele, il minimo che il giornalismo professionale esiga è che il
    lettore sia esposto all’intera storia per formulare un’opinione imparziale.
    Tuttavia, quando il Times riporta le azioni di Israele con un contesto quasi
    inesistente, contribuisce attivamente a deformare la verità”, afferma
    l’ambasciatore Erdan.

     

    “A causa della vostra copertura del terrorismo palestinese e della
    propagazione di mezze verità, i vostri lettori sono a malapena consapevoli
    dell’esistenza di queste organizzazioni jihadiste, per non parlare della
    costante minaccia che rappresentano per Israele. In futuro, se Israele sarà di
    nuovo costretto a difendersi contro il lancio indiscriminato di razzi
    palestinesi sul nostro fronte interno, sia da Gaza che dal Libano, i vostri
    lettori dedurranno inconsapevolmente che Israele è l’aggressore, nonostante sia
    vero l’esatto contrario. Attraverso questa copertura ingannevole, il Times non
    solo distorce la verità, ma incentiva anche il terrorismo”, si legge
    ancora.

     

    “Come sapete, l’antisemitismo sta crescendo a un ritmo terrificante.
    Gran parte del violento odio contro gli ebrei di oggi assume la forma dell’odio
    contro Israele”, sottolinea Erdan, che dà la colpa ai media che coprono le
    notizie in maniera distorta. “Le narrazioni diffamatorie del New York Times
    stanno contribuendo attivamente al crescente odio del mio paese e, di
    conseguenza, la vostra pubblicazione ha un ruolo nel mettere in pericolo gli
    ebrei in tutto il mondo” conclude.

     

    Nel corso del 2022, Sigan e Gilboa hanno preso in esame 361 articoli, dove oltre
    la metà degli articoli copre negativamente le notizie provenienti dallo Stato ebraico
    e in quasi tutte c’è una costante omissione di informazioni riguardanti le
    minacce che Israele ha dovuto affrontare. In particolare è emerso come le
    organizzazioni terroristiche non abbiano ricevuto una copertura adeguata, per
    esempio nell’arco del 2022 Hezbollah è stato menzionato solo in 4 titoli
    durante tutto l’anno, di cui 1 negativo, e Hamas in 2 titoli, di cui 1
    negativo.

     

    Il leader di Hamas Yahya Sinwar è stato definito solo 2 volte come
    terrorista, mentre il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah nemmeno una volta.
    Inoltre le parole “Hamas” e “organizzazione terroristica”
    sono apparse insieme negli articoli del New York Times solo 13 volte durante
    l’anno, sebbene sia considerata come tale ufficialmente dal Dipartimento di Stato
    americano, dall’Unione Europea, dal Regno Unito e da altri paesi.

     

    Al contrario il New York Times non ha perso occasione di citare il ministro
    Itamar Ben-Gvir insieme alla parola “terrorista” ben 20 volte, e di mettere
    insieme le parole “Israele” e “apartheid” 39 volte nel corso
    del 2022. Un altro particolare preoccupante è quello inerente alla narrativa
    delle operazioni fatte dall’esercito israeliano. Infatti il New York Times ha
    affermato che la maggior parte dei palestinesi uccisi durante il 2022 erano
    civili, al contrario di quanto rivelato costantemente dall’IDF secondo cui la
    maggioranza delle vittime erano terroristi.

     

    CONDIVIDI SU: