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    Il Rabbino della Moldavia: “Aiutiamo i rifugiati ucraini, e c’è chi tiene le valigie pronte”

    Rabbi Zushe Abelsky è Direttore dei Chabad Lubavitch in Moldavia. Da quando l’Ucraina è stata invasa dall’esercito russo, migliaia di cittadini ucraini hanno attraversato il confine con la Moldavia. I Chabad locali si sono subito messi all’opera per aiutare i numerosi rifugiati, a volte alla ricerca di un pasto caldo o di un posto dove dormire. Shalom ha intervistato il rabbino.

    I Chabad sono arrivati in Moldavia nel 1990. 

    Quando siamo arrivati c’erano tanti ebrei in Moldavia. Oggi sono molti di meno. Direi che da quando siamo arrivati la comunità ebraica ha perso circa il 90% dei propri membri. In molti sono partiti, alcuni sono andati verso Ovest, altri in Israele. Oggi ci sono circa 5000 cittadini ebrei in tutta la Moldavia. Non è una grande comunità. 

     

    Come vive la comunità ebraica in Moldavia?

     

    La Moldavia è un posto sicuro. Certo c’è antisemitismo, ma non molto e le persone qui si sentono tranquille. Ci sono molti problemi, e non solo per noi. 

    Come era il rapporto tra le comunità ebraiche in Moldavia e in Ucraina prima dell’invasione russa? 

     

    Abbiamo un ottimo rapporto. Non siamo troppo lontani da Odessa e poiché l’Ucraina ha una comunità ebraica così grande, tutto lì è più organizzato per quanto riguarda il cibo kosher. Così siamo soliti usare molti prodotti provenienti dalla comunità ebraica ucraina. Adesso stiamo cercando di riorganizzarci e di far arrivare cibo kosher da Israele e dall’Europa. 

     

    In che modo i Chabad e le altre realtà ebraiche locali stanno aiutando i rifugiati ucraini?

     

    Migliaia di rifugiati, non solo di religione ebraica, vengono dai Chabad. Diamo loro da mangiare, cibo, un posto dove dormire fino a quando non decidono di raggiungere una nuova destinazione. Se qualcuno ha bisogno di aiuto medico, di abiti, provvediamo in ogni modo possibile. Di solito rimangono tra i 2 ed i 5 giorni, una settimana circa. La maggior parte decide di proseguire verso Israele o verso altri paesi d’Europa. Sono poche le famiglie che aspettano la fine della guerra per tornare in Ucraina, la maggior parte delle persone non resta. 

     

    Siete in grado di aiutare tutti coloro che passano per i centri Chabad in Moldavia anche se sono più numerosi della comunità stessa? 

     

    Sì. Abbiamo una cucina che è operativa dalle 4 del mattino fino alle 11 di notte e dove si prepara il cibo ininterrottamente. Molte persone sono venute, abbiamo assunto nuovi dipendenti e anche alcuni rifugiati stanno aiutando a cucinare. Le persone hanno ricevuto pasti caldi e buoni tutti i giorni. 

     

    Quali sono le sfide più grandi che le comunità ebraiche in Moldavia stanno affrontando da quando è iniziata l’invasione russa? 

    Abbiamo grandi sfide. Abbiamo bisogno di sfamare molte persone, di trovargli un posto dove dormire. Ci sono grandi spese. Abbiamo chiesto a persone buone e generose aiuto per i rifugiati.

    Ci sono state anche iniziative israeliane di aiuto per i rifugiati?

     

    Sì. Alcune organizzazioni israeliane sono venute qui ad aiutare. In particolare un gruppo di medici israeliani è venuto a fornire aiuto ai rifugiati. È fantastico. Hanno anche lavorato negli ospedali locali aiutando tutti. 

     

    Quali sono i timori della comunità ebraica locale in questi giorni? 

     

    Tutti sono dispiaciuti per i rifugiati e hanno paura che loro stessi possano essere i prossimi a trovarsi nelle stesse condizioni. Alcune persone hanno già preparato le valigie per partire. La gente ha paura che la Moldavia venga dopo l’Ucraina. C’è stress. A Purim la sinagoga era piena, ma le persone erano molto tristi. È stato difficile festeggiare Purim di questi tempi. Preghiamo tutti per giorni migliori, per la pace. Preghiamo che le persone possano tornare nelle loro case e ricominciare a vivere, perché ora è veramente, veramente dura.

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