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    L’Anti-defamation league denuncia lo zoombombing antisemita

    L’Anti-defamation league, organizzazione fondata negli Stati Uniti nel 1913 allo scopo di contrastare le diverse forme di antisemitismo, nel suo ultimo rapporto – di cui si parla sul sito Ynetnews.com – ha registrato negli Stati Uniti 196 episodi di zoombombing antisemita, di cui 114 contro le istituzioni ebraiche e ha rilevato che nel 2020 il numero complessivo degli attacchi antisemiti sono diminuiti del 4%, rispetto al 2019, anno in cui ha raggiunto il livello record.

     

    Durante la pandemia le violenze, gli attacchi e gli hate speech hanno trovato terreno fertile nelle piattaforme, dove individui o gruppi di disturbatori virtuali, spesso membri di gruppi estremisti, irrompono in ogni tipo di incontro online come conferenze, eventi, riunioni. Uno di questi fenomeni è lo “zoombombing”, ossia azioni di disturbo on line che possono diventare delle vere e proprie aggressioni verbali.

     

     Le sinagoghe – cita il rapporto dell’ADL -, che in questo periodo di difficoltà hanno utilizzato videoconferenze per tenere i servizi di preghiera o le lezioni, sono state oggetto di attacchi antisemiti, rivelando “la vulnerabilità della sicurezza delle piattaforme on line, attraverso le quali molte persone hanno avuto accesso, perpetuando l’odio e l’antisemitismo e molestando i partecipanti”.

    Jonathan Greenblatt, CEO e direttore nazionale dell’ADL, ha dichiarato che i suprematisti bianchi e altri estremisti di destra fin da subito hanno impiegato nuove tecnologie per diffondere l’odio: “L’antisemitismo – dice Greenblatt – è un virus. Si adatta, muta e resiste agli sforzi per combatterlo”. 

    Zoom, la più popolare app di videoconferenze, a cui l’ADL ha più volte segnalato gli attacchi antisemiti, ha introdotto nuove funzioni per espellere dalle riunioni ospiti indesiderati e tutelare privacy e sicurezza degli utenti.

    L’ADL di New York attribuisce diversi episodi di zoombombing ad Andrew Auernheimer, un hacker noto come “weev”, che ha inviato volantini con svastiche nei campus universitari negli Stati Uniti e si è inserito più volte negli incontri on line. “In questi intrusioni” – afferma il rapporto dell’ADL – “Auernheimer si è unito alle chiamate Zoom e ha tirato giù il colletto della camicia per rivelare un tatuaggio con la svastica sul petto”.

    L’ADL redige il suo rapporto annuale sugli attacchi antisemiti, utilizzando informazioni fornite dalle vittime, dalle forze dell’ordine e dai maggiori rappresentanti della comunità. Il conteggio include anche rapporti di molestie anti-sioniste e anti-israeliane, vandalismo o aggressioni caratterizzate da odio anti-ebraico.

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