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    L’Iran dichiara: “Siamo uno stato alla soglia dell’arma atomica”

    La dichiarazione nucleare

     

    “In pochi giorni siamo stati in grado di arricchire l’uranio fino al 60% e possiamo facilmente produrre uranio arricchito al 90% … L’Iran ha i mezzi tecnici per produrre una bomba nucleare ma non c’è stata alcuna decisione da parte dell’Iran di costruirne una.”

     

    Il senso

     

    L’Iran sta già arricchendo massicciamente il suo uranio fino al 60%, molto al di sopra del tetto del 3,67% previsto dall’accordo nucleare di Teheran del 2015 con le potenze mondiali. L’uranio arricchito al 90% è il combustibile necessario per una bomba nucleare. Il processo di arricchimento  è qualcosa di simile a un filtraggio, anche se fa col minerale ridotto in forma gassosa, per mezzo di una serie di centrifughe molto sofisticate.  Chi ha i mezzi per arrivare al 60% può senza troppo difficoltà raffinare ulteriormente l’uranio fino ad arrivare al 90% dell’isotopo 235 che alimenta la reazione a catena da cui viene l’esplosione nucleare. Per realizzarla bisogna anche risolvere complessi problemi tecnologici sulla forma e la struttura della bomba. La dichiarazione dice che l’Iran ha la capacità di produrre l’esplosivo e anche di trasformarlo in una bomba efficiente. Biden vorrebbe ritornare all’accordo del 2015, ma è escluso ormai che gli ayatollah cedano il loro esplosivo atomico. Le trattative sull’accordo sono ormai futili.

     

    Il contesto

     

    La dichiarazione è arrivata in un momento molto significativo, appena la fine della visita di Biden in Medio Oriente, in cui il presidente americano ha dichiarato più volte che non avrebbe permesso all’Iran di ottenere armi nucleari. Ed ha una fonte estremamente autorevole: Kamal Kharrazi, qualificato come il primo consigliere della “guida suprema” dell’Iran per le questioni di sicurezza. Insomma viene dal vertice politico/religioso dello stato.

     

    Bisogna crederci?

     

    Purtroppo sì. Che l’Iran fosse a poche settimane dalla costruzione della Bomba era già stato annunciato negli ultimi mesi da Israele, dai servizi americani e anche dall’AIEA, l’agenzia atomica dell’Onu. La novità consiste nella rivendicazione da parte dell’Iran stesso. Questa dichiarazione cambia profondamente il gioco in Medio Oriente. La repubblica islamica si è iscritta al club dei “nuclear treshold states”, degli stati che stanno alla soglia del nucleare. Possono avere le armi nucleari molto velocemente, dipende solo da loro. Basta che decidano.

     

    Le conseguenze

     

    Innanzitutto vengono le conseguenze militari. Uno stato-soglia nucleare non può essere attaccato in maniera convenzionale, come per esempio è accaduto con l’Iraq durante le due guerre del Golfo. Mentre si accumula la forza di invasione, farebbe in tempo a preparare la sua bomba atomica e a usarla contro di loro. Basta una singola arma nucleare, anche di quelle più piccole, a distruggere una città o una grande base militare. La sola possibilità di fermare l’Iran è oggi un bombardamento massiccio e improvviso, che distrugga completamente la catena dell’armamento nucleare. E’ dubbio che Israele da solo abbia i mezzi per farlo, anche perché gli iraniani sanno da sempre di questa minaccia e hanno fatto il possibile per prevenirla disperdendo il loro apparato nucleare nel paese, costruendo dei doppioni, usando come schermi di protezione tunnel nel profondo delle montagne e anche in zone fittamente popolate. Potrebbe probabilmente riuscirci l’America, ma è disposta a farlo? Biden ha parlato dell’opzione nucleare come “ultima possibilità”, ma che cosa vuol dire? Per gli Usa la minaccia è lontana e molti credono che questa cautela usata da Biden significhi che l’America colpirebbe solo se avesse prova dell’uso imminente delle atomiche: certamente troppo tardi per fermare l’aggressione nucleare. 

     

    Le reazioni

     

    L’amministrazione americana non ha replicato alla dichiarazione di Kharazi. Il capo di stato maggiore israeliano ha detto che le forze armate si stanno preparando intensamente a colpire l’armamento atomico iraniano. Ma non è detto che basti e poi la decisione dovrebbe essere presa da un governo debole, senza fiducia parlamentare, guidato da un leader con scarsa esperienza come Lapid. Ma in Israele anche questo è possibile. Non sappiamo che cosa si siano davvero detti i leader israeliani e Biden; è possibile che sotto la visita di cortesia sia sia nascosto un coordinamento di emergenza. Una cosa è certa: dopo la dichiarazione di Kharazi (o meglio: dopo ciò che l’ha resa possibile, lo sforzo pluridecennale degli Ayatollah per costruire la Bomba, ritardato nei limiti del possibile dagli sforzi segreti di Israele), il mondo è un posto molto meno sicuro.

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