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    La Polonia protesta con Netflix per documentario su Auschwitz. Cambiata la mappa

    Il documentario “Il diavolo della porta accanto” prodotto da Netflix su Auschwitz, il campo di sterminio nazista in terroritorio polacco, ha suscitato la pesante reazione del governo di Varsavia. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, riferisce la Bbc, ha scritto alla compagnia di streaming Netflix chiedendo che modifichi The Devil Next Door, il documentario sui campi di sterminio nazisti. Il premier ha detto che una mappa mostrata nella serie individua i campi di sterminio all’interno dei moderni confini della Polonia. Ciò porta a travisare la realtà e lascia pensare che la la Polonia fosse responsabile dei campi di sterminio, quando in realtà fu occupata dalla Germania nella seconda guerra mondiale, Morawiecki ha dichiarato nella sua lettera a Reed Hastings, CEO di Netflix, che era importante “onorare la memoria e preservare la verità sulla Seconda Guerra Mondiale e sull’Olocausto”. Durante il periodo storico di cui tratta la serie, il territorio della Polonia fu occupato, e fu la Germania nazista a occuparsi dei campi. La mappa mostrata nella serie non riflette i confini effettivi in quel momento. “Credo che questo terribile errore sia stato commesso involontariamente”, ha aggiunto Morawiecki. 

    Più di cinque milioni di polacchi furono uccisi durante la seconda guerra mondiale, compresi fino a tre milioni di ebreitrucidati nell’olocausto nazista. I campi di sterminio furono pianificati e gestiti dalle SS tedesche. Vi furono, tuttavia, alcune atrocità polacche contro ebreie altri civili durante e dopo la guerra. Nel 1941, gli abitanti del villaggio polacco di Jedwabne, forse su istigazione dei nazisti, radunarono più di 300 dei loro vicini ebreie li bruciarono vivi in una stalla. 

    “Cambieremo la mappa per evitare ogni equivoco», ha affermato Netflix, dopo la protesta del primo ministro polacco Mateusz Morawiecki che aveva sollevato la questione con una lettera all’amministratore delegato della società americanax Reed Hastings. Con un post su Facebook, Hastings ha ringraziato: «Gli errori non sempre sono fatti in cattiva fede, e vale sempre la pena di parlare in maniera costruttiva per correggerli».

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