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    Mostra. Leggi razziali viste dai bambini delle periferie romane

    Giovedì 8 novembre la Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con la Comunità Ebraica di Roma ha inaugurato la mostra “Prendi la tua cartella e vattene da scuola: le leggi razziali del 1938 commentate dai bambini della periferia di Roma”, presso il Museo di Roma in Trastevere. La mostra espone i lavori dei bambini che frequentano le “Scuole della Pace”, centri educativi della Comunità di Sant’Egidio, nella periferia di Roma.

    Dallo scorso anno centinaia di bambini e ragazzi hanno lavorato sui temi dell’esclusione e dell’inclusione, a partire dalle vicende personali degli alunni ebrei espulsi dalle scuole nel 1938, realizzando opere, disegni e progetti che riflettono l’importanza della scuola come luogo di integrazione. A questo materiale, si affiancano documenti e immagini dell’epoca: pagelle, quaderni, giornali. La mostra, concepita per essere fruita in modo particolare da un pubblico giovane, guida il visitatore attraverso tre percorsi – esclusione, resistenza culturale, inclusione -, favorendo così un coinvolgimento emotivo, oltre che la conoscenza dei fatti. Lo stesso percorso conoscitivo ed emotivo che è stato proposto ai bambini come metodo di lavoro.

    Presenti per i saluti di apertura il Presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo e la Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello. 

    “I bambini sono stati i primi ad essere colpiti dai provvedimenti dei razzisti, perché il decreto del ‘38 stabiliva che nelle scuole non potevano essere iscritti alunni di razza ebraica” ha detto Impagliazzo”. “Un anno prima, nel 1937, venne emanato un decreto contro gli africani che non potevano essere considerati italiani: è stata la prima legge razzista, che ha colpito i bambini. Le leggi razziali colpivano i piccoli e i deboli e questa oggi è la risposta 80 anni dopo: abbiamo voluto questa mostra per tutti quei bambini morti nei campi di sterminio.”

    “Questa mostra ha due qualita’ fondamentali”, ha osservato  Ruth Dureghello. “La prima e’ che i bambini vengono messi di fronte alla realta’ delle cose, vengono interrogati e stimolati ad una riflessione. L’altra qualita’ – ha proseguito Dureghello – e’ che lo facciano dei bambini di periferia, dove la diversita’ e’ una costante della loro vita. Voglio quindi fare un grande plauso alla Comunita’ di Sant’Egidio per questa iniziativa”. Dureghello ha infine sottolineato che “e’ innegabile che in questo momento storico emergano, in particolare sui social o in certi contesti, dei linguaggi un po’ divisivi, portatori di odio, di paure, e questo sicuramente non va bene. Non e’ un buon esempio per i bambini e per tutti noi, e puo’ produrre anche degli effetti pericolosi. Questa mostra, invece, puo’ essere un messaggio di richiamo alla responsabilita’ di ciascuno, all’uso dei toni adeguati nelle diverse situazioni, all’attenzione ai social e a quello che divulgano. Cerchiamo di farlo tutti e di essere attenti perche’, purtroppo, l’antisemitismo, il razzismo, le discriminazioni sono temi con i quali ci dobbiamo confrontare”. 


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