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    Pandemia coronavirus: paura e smarrimento si superano con la resilienza. Se ne è discusso tra leader ebraici europei

    Saper reagire davanti alle difficoltà, abilità di problem solving, porsi degli obiettivi e agire di conseguenza, in altre parole Resilienza. Questo il tema affrontato nel corso del Webinar tenuto martedì 19 maggio 2020 dalla European Jewish Association, a cui hanno preso parte i Leaders delle comunità ebraiche europee. 

    Guest Speaker il Prof. Mooli Lahad, esperto nel trattamento del trauma in seguito a crisi e disastri, che ha guidato molti progetti internazionali di ripresa dopo un evento catastrofico: quello negli Stati Uniti, dopo l’incidente terroristico dell’11 settembre, oppure dopo l’uragano Katrina e anche in Sri Lanka e Giappone a seguito degli tsunami in entrambi i paesi.

    Il Prof. Lahad ha anche contribuito a sviluppare la resilienza a Parigi nel 2015 e nel 2016 dopo gli attacchi a Charlie Hebdo, Hyper Kasher e dei terroristi di Bataclan e dopo le riprese della scuola in Florida.

    “Durante il lock-down a causa del Covid-19 non solo abbiamo avuto molte vittime, ma molti nostri correligionari hanno perso il lavoro e hanno dovuto stravolgere le loro vite. È perciò dovere dell’Eja stare accanto ai propri correligionari e far sentire loro la sua presenza” sono state le parole di apertura di Rabbi Menachem Margolin, Presidente della European Jewish Association.

    Il concetto di Resilienza esiste sin dai tempi antichi ed è ancora un concetto attuale, si pensi, come ha sottolineato Lahad, ai sopravvissuti alla Shoà, resilienti per eccellenza, in quanto la maggior parte di loro è riuscita a rialzarsi ed andare avanti dopo il trauma vissuto.

    L’incertezza è l’impossibilità di controllare gli eventi genera nell’uomo un senso di paura e smarrimento, perciò il Covid ha stravolto la vita delle persone che hanno dovuto abbandonare la loro routine e ogni sicurezza ed adattarsi a nuove regole: lavorare in smart work, stare lontani dai propri affetti, non avere la propria vita sociale, e questo ha chiaramente scaturito ansie, paure, preoccupazioni per il futuro personale e lavorativo.

    Compito dei Leaders delle Comunità Ebraiche è dunque capire come guidare e assistere i propri membri nella ripresa delle loro vite, nell’adattarsi alle nuove regole e creare una nuova realtà, cercando di mantenere una certa continuità. Ciò è possibile attraverso la definizione di ruoli e allo stesso tempo attraverso il coinvolgimento di persone.

    Prontezza, abilità nel problem solving e capacità di agire sono gli elementi chiave per fronteggiare una difficoltà; non è un caso infatti che Israele sia un paese all’avanguardia in fatto di resilienti, vista la sua forza di volontà e di azione.

    I leaders devono essere in grado di gestire efficacemente le crisi e le situazioni stressanti e di adattare rapidamente il loro modo di pensare, i loro comportamenti e le loro strategiein modo efficace; inoltre devono sviluppare le loro capacità di resilienza e la loro resilienza comunitaria.

    Come gli adulti, anche i giovani sono rimasti colpiti dagli effetti che il disastro Covid ha generato, soprattutto gli studenti e i neolaureati che si preparavano ad entrare nel mondo del lavoro, all’improvviso hanno visto i loro progetti arrestarsi. Il Lock-down in più non ha più permesso di partecipare di persona ad eventi aggregativi della propria Comunità.
    Alla domanda “Come possono i leaders guidare i giovani delle Comunità Ebraiche nella ripresa in questo momento di difficoltà e di smarrimento”, il Prof. Lahad ha così risposto:

    “In questo periodo i giovani hanno potuto continuare a tenersi in contatto tra loro grazie all’utilizzo dei social; la vera sfida è riuscire a mantenere questo contatto anche di persona.
    La cosa importante è che le Comunità Ebraiche creino costantemente delle opportunità per i ragazzi, soprattutto per coloro che si affacciano al mondo del lavoro.
    Organizzare attività di volontariato è un ottimo sistema per coinvolgere i giovani e dare loro uno scopo, facendoli sentire attivi nella vita comunitaria”.

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