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    Quando la Corte Penale Internazionale è un ostacolo alla pace

    Lo scorso venerdì la Corte Penale Internazionale (ICC) ha riconosciuto la Palestina come stato e ha affermato di avere giurisdizione sulle zone di Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, così da poter aprire un’inchiesta sui crimini di guerra commessi in quelle aree.

    La Corte Internazionale di Giustizia (CPI), nella figura della procuratrice Fatou Bensouda, ritiene perciò che Israele possa essere indagato per crimini di guerra nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, sebbene il mandato della Corte non sia generalmente inteso a indagare su paesi con magistrati basati sulla democrazia in crescita e indipendenti.

    Una decisione infondata, in quanto il tribunale, nato per indagare su crimini contro l’umanità, può condurre indagini soltanto sui paesi che hanno firmato il Trattato di Roma che lo ha istituito, e Israele, come gli Stati Uniti e altri 70 paesi, non lo ha firmato e non ha perciò riconosciuto il tribunale.

    La decisione della Corte Internazionale di Giustizia stabilisce così un precedente sull’autodifesa militare e sulla guerra al terrorismo?

    Su questo argomento l’Eipa (Europe Israel Press Association) ha chiamato a discutere giornalisti di tutta Europa, in un incontro online insieme a tre esperti legali di livello internazionale, per analizzare le prospettive degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e di Israele per contrastare la decisione della Corte.

    A presentare un quadro della situazione, il Prof. Eugene Kontorovich, uno dei più eminenti studiosi mondiali di diritto internazionale e del conflitto arabo-israeliano.

    Era presente Pnina Sharvit Baruch, una delle menti legali più dinamiche di Israele: é stata anche consulente legale nelle delegazioni israeliane ai negoziati con i palestinesi, fin dai primi contatti. Ha partecipato anche Andrew Tucker, alla guida del Centro per il Diritto internazionale dell’Aia.

    “Ciò che accade ora è una decisione sull’opportunità di aprire un’indagine formale (questa è stata un’indagine preliminare)” é stata l’opinione di Eugene Kontorovich, “Israele non collaborerà con quell’indagine, tantomeno Hamas, quindi non saranno in grado di indagare in modo significativo sul campo”.

    Quali potrebbero essere le conseguenze di questa sentenza sul processo di pace israelo-palestinese? “Penso che questo caso sia un impedimento e un ostacolo nel raggiungere una soluzione a questo conflitto” ha affermato Pnina Sharvit Baruch, “parte del problema nel trasformare una questione politica in una questione criminale, è che potrebbe ostacolare la possibilità di risolvere effettivamente il conflitto”.

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