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    Squid Game, l’evocazione della Shoah e l’effetto emulazione sui giovani

    Nessuno si aspettava il successo di Squid Game, soprattutto in Italia, dove non è stata nemmeno doppiata. Ma il boom della serie sudcoreana su Netflix desta preoccupazioni per due motivi: uno storico, i richiami alla Shoah, alle stragi e ai genocidi in genere, l’altro sull’impatto emotivo e l’effetto emulazione sui giovani.

    Riguardo alla Shoah, sono molti i riferimenti. Il richiamo più evidente è quello dei forni crematori, copiati perfettamente da quelli in uso ad Auschwitz. E non è l’unico. Come sottolinea un telespettatore in una discussione su Reddit, all’inizio i concorrenti del gioco al massacro sono falsamente portati a credere che andranno in un posto migliore della situazione attuale, ad ognuno viene assegnato un numero, viene spogliato dei propri averi e gli viene assegnata una divisa, si dorme in giacigli a castello, le razioni di cibo sono alle volte appositamente scarse per provocare le risse tra i concorrenti, i cadaveri sono affastellati come succedeva purtroppo nelle camere a gas.

    Ma ci sono altri aspetti che non sempre richiamano la realtà nuda e cruda, ma l’immaginario sulla Shoah. Per esempio, quello di scegliere, attraverso il gioco, chi debba vivere e chi morire. Ricordo a questo proposito, “La variante di Lüneburg”, il romanzo di Paolo Maurensig che narra di una partita tra due maestri di scacchi, un nazista e un ebreo in un campo di sterminio dove la posta in gioco sono gli altri prigionieri. Un espediente usato anche in Hunters, la serie tv su Amazon, protagonista Al Pacino, contestata dal Memoriale di Auschwitz per falsificazione storica, soprattutto nella scena in cui i prigionieri dei lager verrebbero costretti a uccidersi vicendevolmente durante un’immaginata partita di scacchi inscenata per umiliarli. Infine, anche il sadismo dei Vip che ricorda altamente alcuni episodi reali nei campi di sterminio, come quello del macellaio di Płaszów, Amon Leopold Göth, che ispirò il personaggio di Ralph Finnes in Schindler’s List di Steven Spielberg.

    Il secondo punto è invece l’effetto emulazione sui nostri ragazzi. Squid Game è entrato come una lama nella problematica che la serie tv, vietata ufficialmente ai minori di 14 anni, possa essere vista liberamente e risultare dannosa per i minori. Come arginare il problema? Secondo gli esperti occorre una maggiore vigilanza e presenza dei genitori ma soprattutto bisogna rendere obbligatorio sul telefonino e sui dispositivi elettronici l’installazione di sistemi di verifica dell’età anagrafica. Squid Game, in italiano il gioco del calamaro, è diventato anche un videogame molto popolare su Roblox, è chiaro che i ragazzi oltre a giocare vogliono poter vedere gli episodi su Netflix. Che in teoria sono vietati, in realtà no. Ogni ragazzo può cliccare sull’icona del proprio genitore e vedersi le serie tv più disparate, anche quelle vietate. Difficile il controllo senza un’app specifica ormai necessaria nelle piattaforme on line. Ecco spiegato perché ragazzini delle elementari vengono sorpresi a scuola a darsele di santa ragione sentendosi come concorrenti di Squid Game, reputando la violenza un gioco mentre un gioco non è. E qui c’è invece bisogno dell’intervento dei genitori che devono spiegare la differenza tra realtà, fantasia e storia per quanto riguarda la Shoah.

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