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    Tenet, ovvero il paradosso del tempo che non passa

    Dopo mesi di lockdown e cinema chiusi, l’industria delle pellicole torna sul grande schermo con il nuovo avvincente film di Cristopher Nolan. Stavolta non siamo nella fabbrica dei sogni, e nemmeno nella Gotham City de “Il Cavaliere Oscuro”, bensì nel mondo contemporaneo, in un tempo che si sviluppa in tre direzioni: passato, presente e futuro. Per spiegare il tutto basta un gesto ed una parola: Tenet, nelle sale cinematografiche dallo scorso 28 agosto.

    In un mondo scosso dalla globalizzazione e dal consumismo estremo, il futuro è inaridito e ridotto allo stremo, e coloro che lo vivono decidono di tornare nel passato per distruggere il presente e compromettere il futuro. In che modo? Attraverso “Tenet”, un sistema in grado di alterare l’entropia dell’universo rendendo possibile l’inversione del tempo. Un’arma ben più letale di quella nucleare, capace di annientare il futuro alterando il presente, ma che inciampa nel “paradosso del nonno”: elimina il mondo del presente e distruggerai quello del futuro. Consapevole di ciò, la scienziata fondatrice del sistema divide Tenet in nove sezioni e le nasconde nel passato, quindi nel nostro presente. Una parte dell’algoritmo cade nelle mani sbagliate di un mercenario russo che, sapendosi malato terminale, decide di cercare le rimanenti sezioni, riformare il sistema e distruggere il resto dell’umanità per una sete di potere espressa dalle parole: “Se io non posso averlo, non potrà averlo nessun altro”. Ma in che modo Tenet risulta essere una minaccia per il globo? Ambiente e tempo si muovono nella stessa direzione, ma se il tempo viene invertito allora i due si contrastano e comprimono la nostra realtà. Come direbbe il protagonista: “è come pisciare controvento”. Così, tra esplosioni già avvenute e conflitti che si muovono a ritroso, due agenti della CIA si muovono in una corsa contro il tempo per impedire l’Armageddon, avvalendosi dell’aiuto fornito dalla moglie dell’antagonista, che vive sotto le sue continue pressioni e manie. Ma attenzione, il passato non ha le stesse caratteristiche fisiche del presente, perché l’aria, i suoni e le dimensioni mutano. Riusciranno i due agenti segreti a salvare il mondo? Non vi resta che sedervi nella sala e godervi il film più rivoluzionario dell’anno.

     Nolan tiene lo spettatore immobile di fronte allo schermo, perché di attimi da perdere non ve ne sono, o non ve ne possono essere. Un intreccio originale, in cui il passato ed il futuro sono due punti che si muovono sulla stessa direzione ma in versi opposti, convergendo nel presente. È interessante ricollegare le scene che non seguono un ordine cronologico, ma che solo con il procedere del film assumono un senso proprio. Nolan sembra avere una passione per lo sviluppo dei paradossi, già presenti nei film “Inception” e “Interstellar”. Il cast è diverso dal solito a cui Nolan fa affidamento, ed è perfettamente adatto alla pellicola. Pattinson e Washington sono la combo a sorpresa, il che attribuisce un punto a favore nei confronti di Pattinson che troppo spesso viene screditato dalla critica popolare. Fa la sua comparsa anche lo storico Michael Caine, e torna nel cast titolare Kennet Branagh, già nei panni del comandante Bolton in Dunkirk. E se squadra che vince non si cambia, lo stesso vale per la fotografia che resta immutata rispetto ai suoi antecedenti film.

    In breve, un altro capolavoro firmato Cristopher Nolan, che potrebbe aggiudicarsi l’Oscar per la miglior sceneggiatura.

    Tenet, non ha un inizio né una fine, anzi, la fine è l’inizio come è vero il contrario, perché la storia si conclude nel passato (oppure nel presente?). La storia, come il titolo del film, è palindroma.

     

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