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SPECIALE PESACH 5784

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    We Remember. A Dubai una mostra sulla Shoah

    Gli Accordi di Abramo firmati la scorsa estate tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrain portano nel loro nome quello del patriarca biblico, considerato come figura trasversale tra le due culture. Lo stesso taglio multiculturale, di incroci e di reciproche influenze, è alla base del Crossroads of Civilisations Museum di Dubai un luogo espositivo aperto al pubblico nel 2014 e che, fin dalla sua nascita, propone attraverso gli oggetti esposti l’interazione tra diverse civiltà. Attraversando le gallerie del museo si passa da una prima sezione di storia locale fino alla conoscenza dell’arte islamica, transitando per opere appartenenti ad altre tradizioni. Non solo manoscritti e testi a stampa, ma manufatti di arte applicata come la porta inviata alla Mecca da Solimano il Magnifico nel 1543, un bicchiere del kiddush realizzato nella regione e diverse testimonianze cristiane.

     

    Ad arricchire la visita si è aggiunta il 26 maggio scorso We Remember una mostra commemorativa sulla Shoah, di cui non è stata ancora fissata la data di chiusura, e che potrebbe entrare a far parte del percorso permanente. L’esposizione, la prima del genere nella penisola arabica, dalle finalità didattiche e inclusive è un impegno a informare residenti e turisti su uno dei momenti più drammatici della storia ebraica. Questo memoriale rappresenta un nuovo percorso di reciproco rispetto e conoscenza, come ribadisce Ross Kriel presidente della comunità ebraica locale: «La nuova mostra del Memoriale dell’Olocausto a Dubai è unica nella regione. Riflette un nuovo discorso che sta emergendo negli Emirati Arabi Uniti, che è radicato nel rispetto reciproco e nella compassione umana. Il ricordo dell’Olocausto è emozionante e commovente ma, in questo contesto, fornisce una fonte di speranza e rassicurazione».

     

    La mostra, a partire dalla conoscenza delle vicende storiche, presenta oggetti e riproduzioni considerati simbolici. In questo senso si inserisce la copia di un antico Mahzor, proveniente dalla città tedesca di Worms e salvato nel 1938 dalla notte dei cristalli, in cui oltre a violenze verso i cittadini ebrei la popolazione distrusse luoghi e oggetti sacri.

     

    L’altro aspetto che si vuole evidenziare sono le storie di musulmani che si sono distinti nel salvataggio di ebrei durante la seconda guerra mondiale: ci sono le storie di chi è stato aiutato in Albania, come anche il contributo del diplomatico turco a Rodi Selahattin Ulkumen.

     

    Un museo pronto al dialogo, basta visitare il suo sito (www.themuseum.ae) per scoprire che la navigazione è possibile in inglese e in ebraico.

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