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    80 anni dal massacro dimenticato degli ebrei di Bogdanovka. Le responsabilità “nascoste” della Romania

    Per anni il massacro di Bogdanovka, eseguito nell’Ucraina occupata dalla Romania, per mano di soldati rumeni, polizia ucraina e tedesca, è stato ampiamente ignorato dagli storici, insieme al coinvolgimento diretto della Romania nel genocidio degli ebrei europei. “Sono imbarazzato nel dire che non ero a conoscenza di quell’atrocità – ha detto al The Times of Israel Efraim Zuroff, storico e “cacciatore di nazisti” del Simon Wiesenthal Center, riferendosi a Bogdanovka – La domanda non è quanto sia stato raccapricciante, poiché numerose atrocità della Shoah sono state incredibilmente orribili, ma è una questione di “copertura”, in mancanza di una parola migliore”, ha detto Zuroff.

     

    L’esercito rumeno si trovava dietro la maggior parte dei massacri della Shoah del paese, in contrasto con il modello successivo dei campi di sterminio costruiti dai tedeschi nella Polonia occupata. La maggior parte degli ebrei assassinati dai rumeni proveniva dall’Ucraina occupata, al contrario della cosiddetta “Vecchia Romania”.

     

    A complicare ulteriormente la narrazione, alcuni ebrei rumeni caddero sotto il controllo dell’Ungheria dopo il “Vienna Diktat” del 1940. Quegli ebrei rimasero relativamente al sicuro fino alla primavera del 1944, circa tre anni dopo che l’esercito rumeno aveva “ripulito” le terre occupate dagli ebrei. In generale, i crimini commessi dai collaboratori nazisti al di fuori dei loro paesi ottennero una “copertura” inferiore rispetto a quelli commessi sul territorio nazionale”, ha spiegato Zuroff, che ha indicato l’esempio correlato della Shoah in Bielorussia, a cui hanno partecipato lituani, lettoni ed estoni, nell’assassinio di decine di migliaia di ebrei locali.

     

    In Romania, il dittatore alleato di Hitler, il maresciallo Ion Antonescu, allargò i suoi confini dopo l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica nel 1941. Hitler diede ad Antonescu mano libera per risolvere la “questione ebraica” della Romania e circa 420.000 ebrei sotto il controllo di Antonescu vennero assassinati.

     

    Prima della Seconda guerra mondiale, in Romania vivevano più di 750.000 ebrei. L’antisemitismo era una caratteristica della vita rumena per decenni prima della Shoah. Fu a partire dal 1940 che furono approvate circa 32 leggi e 31 decreti contro gli ebrei rumeni.

     

    Come le camicie brune in Germania, la Romania aveva un gruppo paramilitare chiamato “Guardie di Ferro”, fondato nel 1927. Conosciuti anche come Legionari o Camicie verdi, l’organizzazione prometteva di sconfiggere “l’aggressione rabbinica contro il mondo cristiano”.

     

    A seguito di un tentativo fallito di colpo di stato avvenuto nel gennaio 1941, le guardie di Ferro condussero un pogrom contro gli ebrei di Bucarest. Circa 125 ebrei furono assassinati. “Il popolo ebraico ha sottratto, impoverito, speculato e ostacolato lo sviluppo del popolo rumeno per diversi secoli”, disse Antonescu. “La necessità di liberarci da questa piaga è evidente”.

     

    Il primo massacro della Shoah su larga scala, in Romania, ebbe luogo a Iasi, una città universitaria vicino al confine con la Moldova, nel giugno 1941. Incoraggiati da Antonescu, i soldati rumeni collaborarono con la polizia e la folla locale per uccidere 13.266 ebrei. I residenti di Iasi non solo aiutarono ad arrestare ebrei ma saccheggiarono le loro case. Come a Bucarest, le Guardie di Ferro guidarono le folle nell’assassinio degli ebrei per le strade e nelle loro case, utilizzando piedi di porco e coltelli oltre alle pistole. Dopo il massacro iniziale, 5.000 ebrei furono stipati in vagoni merci per un viaggio sul “treno della morte” in cui 4.000 di loro morirono.

     

    A differenza della Shoah in Germania, in Romania non c’erano “operazioni segrete”. Il genocidio è stato condotto “in pieno giorno” sotto la direzione delle autorità rumene. “I massacri furono in gran parte scoordinati, e sebbene la spietatezza con cui l’esercito rumeno massacrò gli ebrei ucraini e rumeni ottenne l’approvazione di Hitler, tuttavia si guadagnarono il disprezzo di molti ufficiali delle SS, che denigrano le tecniche primitive impiegate dai rumeni”, scrisse lo storico Christopher J. Kshyk.

     

    Cinque mesi dopo il pogrom di Iasi, la Shoah in Romania avrebbe raggiunto un culmine frenetico, ma in gran parte dimenticato, nel campo di concentramento di Bogdanovka. Situato nell’odierna Ucraina, Bogdanovka aveva una serie di campi – chiamati “colonie” in rumeno – allestiti vicino a un’ex fattoria collettiva ebraica sul fiume Bug meridionale. Nel novembre 1941, il campo ospitava 54.000 ebrei provenienti da Odessa, controllata dalla Romania, e dalla regione della Bessarabia, in Moldova.

     

    Nel dicembre 1941 furono segnalati alcuni casi di tifo a Bogdanovka. In risposta, il consigliere tedesco del distretto e gli amministratori rumeni decisero di uccidere 40.000 detenuti e bruciare le strutture.

    A partire dal 21 dicembre, soldati e collaboratori rumeni, compresi i tedeschi di etnia locale sotto il comando della polizia ucraina, rinchiusero migliaia di ebrei disabili e anziani in due stalle. Le strutture vennero cosparse di cherosene e date alle fiamme, uccidendo tutti coloro che erano all’interno. Dopo quell’inferno, gli autori hanno condussero dai 300 ai 400 ebrei nella foresta dove vennero colpiti a morte, in un sito chiamato dai soldati rumeni “la grande valle”.

     

    “Il resto degli ebrei di Bogdanovka furono lasciati congelare al freddo sulle rive del fiume attendendo il proprio turno di morire- secondo Yad Vashem- A mani nude scavavano buche nel terreno, riempiendoli di cadaveri congelati e cercando in questo modo di ripararsi dal freddo. Tuttavia, migliaia di loro morirono congelati”. Dopo una pausa per Natale, il massacro riprese tre giorni dopo. Tra il 21 dicembre e l’ultimo giorno del 1941, a Bogdanovkafurono assassinati almeno 40.000 ebrei.

     

    Durante la seconda metà del 1941, Antonescu riuscì a superare la Germania nazista nel genocidio degli ebrei europei. “Le politiche di pulizia etnica di Antonescu furono condotte in maniera indipendente, sebbene con l’approvazione, del Terzo Reich di Hitler, rendendo la persecuzione degli ebrei in Romania un capitolo distinto nella storia della Shoah”, scrisse lo storico Kshyk.

     

    Nell’autunno del 1941, Antonescu accettò provvisoriamente di deportare il resto degli ebrei rumeni nei campi di sterminio, ma quei piani furono annullati nel 1942. In parte per ragioni economiche, Antonescu decise di “risparmiare” circa 290.000 ebrei nella “Vecchia Romania” facilitando l’emigrazione di 5.000 ebrei in Palestina in cambio di una tassa gravosa.

     

    Nel 1944, dopo che le forze sovietiche entrarono in Romania nel 1944, Antonescu fu arrestato e, due anni dopo, giustiziato fuori Bucarest. Sebbene un gran numero di collaboratori nazisti della Romania sia stato perseguito e punito nell’immediato dopoguerra, molti autori della Shoah riuscirono ra sfuggire alla giustizia. Ad oggi, secondo quanto condiviso da Zuroff, solo quattro persone furono condannate per coinvolgimento nelle atrocità della Shoahnell’Europa orientale post-comunista, e solo due delle quattro furono punite.

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