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    Commento alla Torà. Parashà di Lekh Lekhà: gli indistruttibili discendenti di Abramo

    di Donato Grosser

    Dopo la vittoria di
    Abramo con i quattro re, quelli venuti dalla Mesopotamia che avevano sconfitto
    i re di Sodoma e dintorni, ed avere liberato il nipote Lot e gli altri abitanti
    presi prigionieri, l’Eterno apparve ad Abramo in una visione profetica e gli
    disse: “Non avere timore Abramo, Io ti sono scudo; la ricompensa che riceverai
    sarà grandissima” (Bereshìt, 15:1).
    Abramo rispose: “Cosa mi darai? Io vado vivendo senza figli e il provveditore
    della mia casa è Eli’ezer di Damasco. Ed Abramo disse: “Non mi hai dato
    discendenti e l’uomo che dirige la mia casa mi erediterà” (ibid., 2-3). “Ed
    ecco che venne a lui la parola dell’Eterno che disse: costui non ti erediterà
    ma piuttosto colui che uscirà dalle tue viscere. E lo fece uscire all’aperto e
    gli disse: ti prego di osservare [“habèt-
    na”] il cielo e conta le stelle, se puoi contarle. Così numerosa sarà la
    tua discendenza” (ibid., 4-5).

                    Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nella Guida degli
    Smarriti (I:4) scrive che vi sono tre termini in ebraico per il verbo
    “guardare”. Quello usato nel passo succitato [“habèt”] appare con significati diversi. Uno dei significati è
    quello di dirigere la mente per comprendere qualcosa.

                    Rav Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (Bereshit, p. 94) aggiunge che quando l’Eterno promise ad Abramo che
    i suoi figli sarebbero stati numerosi come la polvere della terra (ibid.,
    13:16), Egli usò la parola “limnòt”,
    contare. In questo passo invece, quando l’Eterno dice ad Abramo di contare le
    stelle, Egli usa la parola “lispòr”. “Limnòt” indica un semplice conto, mentre
    “lispòr” indica contare cerando di
    comprendere. R. Soloveitchik cita il Sèfer
    Yetzirà dove è scritto che l’Eterno creò il mondo con “sèfer” (un testo), con un conto (“sefòr”) e con comunicazione (“sippùr”).
    L’Eterno disse ad Abramo non solo di contare ma di capire che non sarebbe stato
    in grado di contare le stelle; che non sarebbe stato in grado di capire il
    dramma cosmico, le nebule volanti ai margini 
    dell’universo. E che il suo destino era enigmatico e incomprensibile
    come la grande storia dei cieli. Cos
    ì pure sarebbe stato con la sua
    discendenza; lo stesso mistero e lo stesso enigma sarebbe stato legato al suo
    popolo.

                    R. Aharon Benzion Shurin (Lituania, 1912-2012, Brooklyn) in Kèshet Aharon (p.58) cita il Midràsh Hagadòl (Bereshìt, 15:243) nel quale i maestri insegnano che la frase “Così
    sarà la tua discendenza” significa che non sarebbero mai cessati dei
    discendenti che avrebbero seguito la sua strada. “Come tu Abramo ti sei cinto i
    fianchi e hai pregato chiedendo misericordia per le Mie creature [a Sodoma]
    così non cesseranno di fare i tuoi figli e nipoti.  R. Shemuel figlio di Nachmani paragonava
    Abramo a un albero nel deserto che dava ombra ai viaggiatori, i cui frutti
    erano dolci e che aveva una fonte che scorreva al di sotto. Un viaggiante
    voleva benedire l’albero e disse: Cosa posso fare per benedirti? Che i tuoi
    frutti siano dolci? Lo sono già! Che la tua ombra sia bella?  Lo è già! 
    Che vi sia una fonte che scorre sotto di te? Ce l’hai già!  Questa è la benedizione che ti posso dare:
    che tutti i rami che prendono da te per trapiantarli in altri terreni abbiano
    lo stesso successo. Così disse l’Eterno ad Abramo: ti ho già benedetto con
    argento, oro e ricchezze (Bereshìt,
    13:2) e ti ho già benedetto con ogni bene (ibid., 24:1).  Questa è la benedizione che ti posso dare:
    che non cessino dalla tua discendenza delle persone che ti assomigliano fino
    alle ultime generazioni.   

                    R. Shimshon Nachmani (Modena, 1707-1778, Reggio Emilia) in Zera’ Shimshon (p. 72) commenta che nel
    chiedere ad Abramo di osservare le stelle, l’Eterno gli accennò al futuro dei
    suoi discendenti: anche se esiliati più volte, sarebbero stati come le stelle
    che non sarebbero mai sparite, che salgono, scendono ma risalgono e durano per
    sempre sotto la protezione dell’Eterno.
      

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