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    Parashà di Beshallàkh: L’imboscata al Mar Rosso

    Nella parashà precedente, Bò, è raccontato come nel mezzo della decima piaga, la morte dei primogeniti, il Faraone stesso uscì dal suo palazzo per andare a cercare Moshè e Aharon e disse loro: “Presto andatevene di mezzo al mio popolo, voi e i figli d’Israele e andate e servite l’Eterno come avete  chiesto” (Shemòt, 12:31). E inoltre “Gli egiziani fecero pressione sul popolo per mandarli via al più presto poiché dissero: finiremo per morire tutti” (ibid., 12:33). 

                Gli israeliti seguirono l’ordine dell’Eterno di evitare la via che passava per il territorio dei Filistei,  presero la via del deserto in direzione del Mar Rosso e si accamparono ad Etàm, all’estremità del deserto (ibid., 13: 18-20). Poi ricevettero ordine di tornare verso nord e di accamparsi tra Migdòl e il mare di fronte a Ba’al Tzefòn (ibid. 14:2). In questo modo il Faraone venendo a sapere che avevano cambiato rotta avrebbe pensato che gli israeliti erano disorientati, e rinchiusi in un’area tra il mare e il deserto, sarebbero stati una facile preda. 

                R. Eli’ezer Ashkenazi (Italia, 1512-1585, Cracovia) che fu rav a Cremona, nella sua opera Ma’asè Hashem (p.65) scrive che la saggezza divina aveva dato ordine che gli israeliti apparissero disorientati al fine di far cadere gli egiziani in un’imboscata e perire nel Mar Rosso. L’Eterno disse: “Io renderò indurito il cuore del Faraone cosicché li inseguirà e allora dimostrerò la Mia potenza sul Faraone e su tutto il suo esercito e così gli egiziani riconosceranno che Io sono l’Eterno…” (Ibid., 14:4). 

                Il Faraone inseguì i figli d’Israele e li raggiunse mentre essi erano accampati presso il mare nelle vicinanze di Pi-Hachiròt, di fronte a Ba’al Tzefon. L’Eterno ordinò a Moshè di stendere il suo braccio sul mare e “L’Eterno fece muovere il mare per tutta la notte mediante un potentissimo vento orientale, cosicchè ridusse il mare all’asciutto e le acque si divisero. E i figli d’Israele entrarono nel mezzo del mare reso asciutto e le acque formarono come un muro alla loro destra e alla loro sinistra” (ibid., 14:22-23).

                Rav Askenazi afferma che nel secondo giorno della Creazione l’acqua fu creata solida, in forma di ghiaccio, poiché non vi era ancora il sole per riscaldare la terra. Solo nel terzo giorno della Creazione l’Eterno ordinò che “Le acque sotto il cielo fluissero in un sol luogo”. E nel Mar Rosso l’Eterno fece sì che l’acqua, dopo essersi gelata, come è scritto: “I flutti si rizzarono come mura, si solidificarono gli abissi in mezzo al mare” (ibid., 15:8) tornasse nella forma naturale.

                R. Ya’akov Kamenetzky (Lituania, 1891-1986, Baltimora), in Emet le-Ya’akov (p. 287) fa notare l’irrazionalità degli egiziani che pochi giorni dopo aver insistito che i figli d’Israele uscissero immediatamente dal paese, dissero: “Cosa abbiamo fatto! Perché abbiamo mandato via i figli d’israele che erano nostri schiavi?” (Ibid., 14:5). È incredibile che dopo aver sofferto tutte le dieci piaghe d’Egitto, se ne fossero dimenticati così preso dal rimpiangere di aver liberato i figli d’Israele. In questo episodio la Torà ci insegna fino a che punto degli esseri umani possano perdere il buon senso fino a dimenticare quello che era stato visto con i propri occhi una settimana prima. 

                Tutto questo fu il risultato del fatto che l’Eterno “aveva indurito il cuore del Faraone”, e gli egiziani che lo seguirono caddero nell’imboscata.  

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