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    Camminata silenziosa. Roma non dimentica la deportazione degli ebrei

    Un lungo corteo silenzioso si è snodato questa mattina nelle strade del quartiere ebraico di Roma. Un silenzio rotto solo dallo scandire di 1841 nomi, quelli degli ebrei romani deportati nei lager nazisti, arrestati il 16 ottobre 1943, nei giorni successivi educcisi nelle Fosse Ardeatine. Una cerimonia, organizzata da Elvira Di Cave, Elio Limentani e Daniel Di Porto, che ha visto la partecipazione di un migliaio di ebrei che in questo modo, silenzioso ed intimo, ogni anno vogliono ricordare alla città, ma anche alla nazione, che quella tragedia con il suo carico di vite spezzate non è possibile dimenticare. Una tragedia che ha condizionato le successive generazioni e che, anche alla luce del recente attentato antisemita alla sinagoga di Halle in Germania, ricordata sia dalla Presidente Ruth Dureghello che dal Rabbino Capo Riccardo Di Segni, riporta con drammatica attualità il mai scomparso odio contro gli ebrei.

    “Io come hanno fatto gli altri sopravvissuti farò tutto  il possibile per mantenere viva la memoria di quello che è stato” ha detto Sami Modiano, “perchè – ha proseguito uno dei pochi sopravvissuti ad Auschwitz – questa è stata la missione che mi ha dato D. Quello che spero e che quando noi sopravvissuti non ci saremo più, saranno le generazioni future a proseguire questa missione”.

    La camminata silenziosa è poi terminata nella Sinagoga Maggiore dove gli alunni delle scuole ebraiche hanno intonato alcuni Salmi.

     

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