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    Cerimonia per ricordare la famiglia Efrati, deportati ad Auschwitz in 10

    Si è tenuta stamattina la cerimonia di affissione di una targa commemorativa in via di Portonaccio, in ricordo della famiglia Efrati, vittima del rastrellamento del 16 ottobre 1943. La famiglia era composta da Abramo Umberto Efrati, sua moglie Maria, incinta e ben 13 figli: la mattina del 16 ottobre, i coniugi Efrati vennero arrestati insieme ad 8 dei loro figli e furono deportati ad Auschwitz.

    Tra i figli che furono deportati, Enrica, Angelo, Cesare, Fortunata, Grazia, Giuditta, Dora e Marco, soltanto Angelo e Cesare hanno fatto ritorno.

    Alla cerimonia, insieme alla figlia sopravvissuta Emilia Efrati e a sua figlia Maria Limentani sono intervenuti il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello, Mario Venezia, Presidente della Fondazione Museo della Shoà e il Vice Sindaco di Roma Capitale Luca Bergamo.

    “In questa casa vivevano i miei nonni con 13 figli; mia nonna aspettava il quattordicesimo, ma non ha potuto portare a termine la gravidanza, perché è stata ammazzata prima” ha raccontato Maria Limentani.

    “Da qui sono stati arrestati il 16 ottobre alle 6 del mattino, sono stati portati alla stazione Tiburtina, caricati sul treno e non sono più tornati. Dei figli deportati soltanto due hanno fatto ritorno. Mia madre si è salvata perché era in Abruzzo. Oggi ha 89 anni e all’età di 12 anni si è rassegnata a dover vivere da sola perché qualcuno le aveva spianato una strada che non era quella regolare”.

    “Il rastrellamento del 16 ottobre non è stato soltanto il rastrellamento del ghetto di Roma, ma è stata un attività pervasiva su tutta la città, che ha portato a catturare, deportare e uccidere oltre 1000 persone” ha detto la Presidente Dureghello, “queste targhe che sembrano soltanto piccoli segni nella città, sono invece segni importanti perché quando alzerete la testa vedrete che questa città ricorda i suoi cittadini che ingiustamente e senza motivo sono stati portati via”.

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