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    Commento alla Torà. Parashà di Pinechàs: la ricchezza non basta per mantenere l’onore

    Questa parashà è la continuazione di quella
    precedente dove è scritto che Pinechàs, rischiando la vita, prese l’iniziativa
    di uccidere Zimrì, un capo della tribù di Shim’òn e la sua amante, la
    principessa midianita Cozbì.

              Il testo che descrive quello che
    avvenne inizia così: “Israele si
    accampò a Shittìm e il popolo cominciò a trescare con le figlie di Moàb. Esse
    invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dei; il popolo mangiò e si
    prostrò davanti ai loro dei. Israele aderì al culto di Ba’a Pe’or e l’ira
    dell’Eterno si accese contro Israele […]. Mosè disse ai giudici d’Israele:
    Ognuno di voi uccida dei suoi uomini coloro che hanno aderito al culto di Ba’al
    Pe’or. Ed ecco uno degli Israeliti venne e presentò ai suoi fratelli una donna
    midianita, sotto gli occhi di Mosè e di tutta la comunità degli Israeliti
    […]. Vedendo ciò, Pinechàs figlio di El’azar, figlio del kohèn Aharon, si alzò in mezzo alla comunità, prese in mano una
    lancia, seguì quell’uomo di Israele nella tenda e li trafisse tutti e due,
    l’uomo di Israele e la donna […]. L’Eterno disse a Mosè: Pinechàs, figlio di
    El’azàr, figlio del kohèn Aharòn, ha
    allontanato la mia ira dagli Israeliti, perché egli è stato animato dal Mio
    zelo fra di loro […].  Ora l’uomo
    d’Israele, ucciso con la donna midianita, si chiamava Zimrì, figlio di Salù,
    capo di un casato paterno dei simeoniti. La donna midianita uccisa, si chiamava
    Cozbì, figlia di Tzur, capo della gente di un casato in Midiàn” (Bemidbàr, 25-1-15).

              Rashì
    (Francia, 1040-1105) nel suo commento cita il Midràsh Tanchumà dove è scritto: “Il motivo per cui il Santo
    Benedetto vide la necessità di menzionare la genealogia di Pinechàs, è che dopo
    che Zimrì fu trafitto [da Pinechàs] insieme a Cozbì le tribù dissero: guardate
    questo nipote di Puti [uno dei nomi di Yitrò] il nonno [materno] che aveva
    ingrassato vitelli alla ‘avodà zarà [idolatria]
    che ha ucciso un principe di una tribù d’Israele! Pertanto la Scrittura ha
    visto la necessità di menzionare che Pinechàs era figlio di El’azar e nipote di
    Aharòn” per mettere in evidenza che Pinechàs non aveva agito come un idolatra,
    ma con le stesse motivazioni del nonno paterno Aharòn che era un uomo di pace.

              Il Midràsh
    Tanchumà ha qualcosa da dire anche in relazione a Zimrì. Nella Torà è
    scritto: “E il nome dell’israelita ucciso insieme con la midianita era Zimrì
    figlio di Salù, il capo di un casato dei simeoniti” (Bemidbàr, 25:14). Il Midràsh
    afferma: “Il Santo Benedetto fa pubblicamente le lodi dei giusti, e così pure
    biasima pubblicamente i malvagi. Pinechàs fu lodato e Zimrì biasimato. […]. E
    per quale motivo è scritto “Zimrì, figlio di Salù, capo di una casato?
    [menzionando i suoi padri]. Perché chi danneggia la propria reputazione
    danneggia anche quella della famiglia […]. Il suo antenato Shim’òn mostrò il
    suo zelo contro l’immoralità quando “I due figli di Ya’akòv [Shim’òn e Levi
    vendicarono il ratto della sorella Dina a Shekhèm]” mentre costui ha fatto il
    contrario.  

              Una simile affermazione viene fatta
    riguardo alla principessa midianita quando è scritto “Il nome della donna
    midianita uccisa era Cozbì, figlia di Tzur, capo del popolo di un casato di
    Midiàn” (Bemidbàr, 25:15). E tutto
    questo, afferma il Midràsh, per farci
    sapere fino a che punto arrivava l’odio dei midianiti [nei confronti degli
    israeliti], che furono disposti e prostituire la figlia di un re. Tzur era uno
    dei cinque re di Midiàn; egli era il più importante di tutti e quando mandò la figlia
    a prostituirsi tutti lo seguirono. E poiché si comportò in modo vergognoso la
    Scrittura lo elencò al terzo posto, come è scritto: “E [gli israeliti] uccisero
    con il resto dei morti i re di Midiàn: Evi, Rekem, Tzur, Chur e Revà, i cinque
    re di Midiàn” (Bemidbàr, 1:8). 

              R.
    Shimshòn Nachmani (Modena, 1706-1778, Reggio Emilia) nel suo commento Zera’ Shimshòn si chiede per quale
    motivo se il re Tzur era il più importante di tutti la Scrittura lo elencò al
    terzo posto poiché si comportò in modo vergognoso. Se i midianiti stessi lo
    avessero fatto retrocedere la cosa sarebbe comprensibile, ma in effetti Tzur
    non aveva perso la sua posizione di primo re dei midianiti. R. Shimshòn spiega
    che un uomo arriva a regnare grazie a tre requisiti: se viene da famiglia
    reale; oppure se ha grande sapienza o una grande ricchezza come il re Assuero.
    Chi diventa re grazie ai suoi soldi e non per altro motivo è il meno onorato. E
    Tzur all’inizio primeggiava in tutto. Tuttavia quando mandò la figlia a
    prostituirsi perse l’onore e la sapienza e rimase re solo grazie alla sua
    ricchezza. Per questo la Scrittura lo elenca al terzo posto.

    (L’illustrazione di Zimri della tribu’ di Shim’on e
    della midianita Cozbi e’ tratta dalle Storie di Giuseppe Flavio)

    Donato Grosser

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