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    Disegnare il futuro con nuovi orizzonti

    Quando nacque Shalom, nel 1967, i suoi fondatori pensarono di rispondere con un giornale alla necessità di spiegare le ragioni di Israele dopo la Guerra dei Sei Giorni. Shalom intuì ed affrontò quella grande sfida, a cui ne seguirono altre, ovvero raccontare ciò che accadeva nelle comunità ebraiche del mondo, la difficile storia e la condizione degli ebrei sovietici, l’attentato alla Sinagoga di Roma nel 1982, e anche la cultura ebraica, su cui cresceva l’interesse in quegli anni. Così Shalom divenne una rivista con la funzione di entrare nel pensiero ebraico; la prima in Italia a raccontare tante storie, e anche Philip Roth, Isaac Bashevis Singer e Abraham B. Yehoshua. Grazie a Luciano Tas e a Lia Levi, che ne fu il primo direttore, il giornale della Comunità Ebraica di Roma poggia su basi solide, con la capacità costante di riadattarsi alle sfide del presente. 

     

    Il progresso tecnologico e del Digital, ed anche la pandemia, hanno cambiato profondamente il modo di dare, condividere e pubblicare le notizie, la loro forma e molto spesso il contenuto. Shalom, grazie alla direzione di Giacomo Kahn, ha affrontato il presente, reinventandosi, sviluppando diverse piattaforme dove oggi trovano spazio le notizie sulla Comunità, sul mondo ebraico ed Israele.

     

    È per questo che assumere la direzione di Shalom è una grande sfida, perché significa raccontare ai lettori ciò che accade nel mondo ebraico, le vicende attuali, la storia, la cultura ed il pensiero.

     

    È una sfida che oggi si rinnova, e che punta a disegnare il futuro di Shalom, ad andare sempre più verso l’interesse dei lettori, alle loro esigenze, che un giornale deve saper interpretare. In Italia viviamo il crescente interesse per la cultura e per la vita ebraica, a Roma i dati sulle visite al Museo Ebraico e all’Archivio storico lo dimostrano, confermando quanto l’ebraismo e la sua storia sia una parte integrante del nostro Paese, e quanto sia forte la volontà dei cittadini italiani di conoscerlo ed approfondirlo. Shalom così prosegue nell’impegno di dare voce, di far conoscere, il patrimonio culturale degli ebrei romani, perché raccontarlo significa conservarlo.

     

    La pandemia ha acceso nuovamente i riflettori del mondo su Israele, primo Paese ad aver vaccinato la maggior parte della popolazione e a vivere la rinascita dopo la fase acuta dell’emergenza Covid-19. Israele era già protagonista di una stagione di cambiamenti epocali: gli Accordi di Abramo sono il prologo di un nuovo capitolo di storia, un colpo di scena che cambierà molti equilibri, il rapporto d’Israele con gli altri Paesi del Medio Oriente e non solo.

     

    L’emergenza Covid ha dato i suoi effetti in un’Europa, di cui la storia, i cambiamenti e l’attualità ci riguardano, che sempre più rappresenta il nostro orizzonte. Siamo chiamati ad avere una visione europea, come ebrei e come italiani: il giornale della comunità più antica di questo continente deve guardare all’Europa, perché ne è parte integrante, allargando la frontiera delle notizie, raccontando storie delle singole comunità e osservando i cambiamenti sociali che spesso sono alla radice dell’antisemitismo, un fenomeno che Shalom ha sempre documentato con attenzione, e che continua ad osservare. 

     

    Molte interpretazioni, spunti, chiavi di lettura, per comprendere come l’ebraismo si relazioni a diversi temi, soprattutto attuali, ci arrivano dai nostri rabbini, di ieri e di oggi, italiani e dal resto del mondo, che in uno spazio dedicato alle idee, al pensiero ebraico, continueranno a farci riflettere e a comprendere. Perché come mi ha spiegato Lia Levi, citando il grande rabbino Jonathan Sacks, l’ebraismo contribuisce al dibattito nella società in cui è vivo: la discussione è il suo elemento caratterizzante, e partecipa alla vitalità culturale di un Paese. 

     

     

     

    *  Illustrazione di Micol Nacamulli

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