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    I manoscritti antichi ora in digitale

    La National Library of Israel, grazie ad un accordo con la Comunità Ebraica di Roma, tramite l’Assessorato alla Cultura e all’Archivio Storico, ha finanziato la scansione di alcuni dei manoscritti di maggior pregio della Biblioteca e dell’Archivio stesso.  Si tratta di un’operazione di rilievo, realizzata dalla “Foto R.C.R”. di Parma, che consentirà di mettere a disposizione degli studiosi codici medievali e documentazione più tarda relativa alla storia della compagine ebraica capitolina con particolare riferimento alle componenti sefardite.

     

    Tra le opere riprodotte, vi è gran parte dei manoscritti scampati alla razzia dei nazisti, una testimonianza fondamentale del percorso storico e culturale degli elementi spagnoli e portoghesi che giunsero nello Stato Pontificio a seguito delle persecuzioni volute dal Tribunale dell’Inquisizione.

     

    Come paradosso della Storia, gli ebrei espulsi dai Paesi cattolici furono accolti nello Stato ecclesiastico e concorsero alla rinascita culturale ed economica tipica del Rinascimento romano.

     

    All’interno di questo prezioso patrimonio culturale vi sono, tra l’altro, chumashim, meghillot e testi dei Profeti prodotti in un arco di tempo compreso fra l’inizio del XIII secolo e il termine XV secolo.

     

    La documentazione dell’archivio, invece, afferisce, prevalentemente, al periodo del ghetto (1555-1870) e riguarda, ad esempio, la nascita delle sinagoghe sefardite, la gestione delle confraternite e i censimenti della popolazione ebraica coeva.

     

    Sono elementi importanti per ricostruire interi spaccati della vita culturale e materiale del più antico gruppo confessionale della città di Roma.

     

    Questa è una delle iniziative di carattere internazionale che il Dipartimento Beni Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma (DiBAC), attraverso il suo Archivio Storico, ha posto in essere negli ultimi anni.

     

    L’obiettivo è di accrescere la conoscenza della storia di questa straordinaria compagine ancora poco nota. Un esempio di resilienza la cui comprensione concorre a rafforzare l’identità degli ebrei di Roma e dunque a incrementare le capacità cognitive, individuali e collettive, anche in termini di scelte future.

     

    Colgo l’occasione di ringraziare vivamente Angelo Piattelli, profondo conoscitore di manoscritti ebraici, il quale ha proposto questa importante collaborazione, Della NLI, voglio ricordare i fondamentali ruoli di Ariel Viterbo, archivista, Idan Perez, Judaica Selector, e Dafna Seigman. Quest’ultima ha coordinato le attività assieme a Gabriella Yael Franzone, referente del DiBAC.

     

    Infine, voglio esprimere la mia riconoscenza a Rav Riccardo Shmuel Di Segni, che ha fortemente voluto questo progetto, il Morè Joseph Arbib e a David Sessa, per la preziosa consulenza.

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