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    I vinili dal passato. I nipoti ascoltano online le testimonianze dei nonni sopravvissuti al 16 ottobre

    In occasione del Giorno della Memoria il CDEC- Centro di documentazione ebraica contemporanea- mette online le interviste integrali, fatte ad alcuni sopravvissuti alla razzia nazista del 16 ottobre 1943: il famigerato “sabato nero”, indelebile storia e nella memoria degli ebrei romani. Testimonianze a caldo, risalenti al 1955, dieci anni dalla fine della guerra ora disponibili per essere ascoltate da tutti. Voci reali che raccontano le loro esperienze, destinate a rimanere vive ed indelebili.

     

    Le interviste, registrate originariamente su dei dischi in vinile 33 giri, sono state successivamente digitalizzate portando alla luce le voci di: Lazzaro Anticoli, Cesare e Lello Di Segni, Angelo Sermoneta, Mario Piperno e Luciano Camerino. Una memoria che riaffiora dal passato rivelandosi attraverso le voci di coloro che hanno vissuto l’inferno sulla terra che furono i campi di sterminio nazisti. Frammenti di storie personali che si insinuano e risuonano nell’anima di chi ascolta.

     

    “Non mi aspettavo proprio che venissero trovati quei dischi. Mio papà mi aveva sempre detto di non voler parlare, di non averne voglia. Non ero al corrente neppure della promessa fatta a sua cugina, zia Settimia Spizzichino. La promessa era proprio quella di iniziare a parlare una volta morta Settimia. Quando sono venuto a conoscenza di queste interviste sono rimasto sbalordito – Spiega a Shalom Roberto Di Segni, figlio di Lello e nipote di Cesare Di Segni – Dal suo tono di voce si percepisce la sua giovane età e soprattutto la disponibilità nel voler raccontare quello che ha passato, nonostante tutto. Ascoltando mio nonno si percepisce invece un tono che lo ha contraddistinto nel corso della sua vita, un tono decisamente duro. È stato bellissimo ascoltare di nuovo la voce di mio padre e di mio nonno ma al contempo doloroso.”

     

    Voci che fanno eco a ricordi dolorosi ma che hanno il potere di diventare strumenti preziosi, capaci di costituire la memoria collettiva della Shoah, attraverso la potenza del racconto di una testimonianza in presa diretta. “Mio padre, tra i 16 ebrei deportati il 16 ottobre 1943 che tornarono, fu uno dei primi a parlare di quello che aveva vissuto. La sensazione che mi ha suscitato risentire quella voce è stata fortissima, da brividi – racconta a Shalom Fiorella Camerino, figlia di Luciano Camerino – Lui ogni sera raccontava a noi figlie quello che aveva vissuto. Per noi era come se avessimo vissuto quei momenti terribili assieme a lui. La sera non ci narrava favole, ma ci raccontava quello che aveva visto: le baracche, la fame, la morte sconvolgente di mio nonno, che perse la vita davanti a lui. Purtroppo, non ha avuto modo di poter parlare di più, essendo morto nel 1966 durante l’alluvione che ci fu a Firenze, per salvare alcuni rotoli della Torah.”

     

    Un racconto necessario che costituisce oggi un documento audio senza tempo per le generazioni future, in grado di perpetrare il ricordo di quelle barbarie che macchiarono in maniera indelebile la storia. “Mio padre avrebbe raccontato per tutta la sua vita se avesse potuto. Ci ha sempre detto che raccontare quello che fu la Shoah, e la detenzione nei campi, era qualcosa che noi figli dovevamo raccontare ai figli e ai nipoti affinché non accadesse più qualcosa di così terrificante” aggiunge Fiorella Camerino.

     

    Narrazioni di memoria che si rinnovano, dai figli ai nipoti. “L’impatto emotivo, riascoltando quelle voci, è stato fortissimo. È stato difficile ascoltare quelle interviste ma anche emozionante. Specialmente perché mi ha permesso di risentire la voce di mio nonno – racconta Daniel Di Segni, pronipote di Lello e Cesare Di Segni- Quando in futuro sarò io a dover parlare, a dover raccontare la storia di mio nonno, so che non sarà facile. Sarà difficile far si che gli altri possano comprendere pienamente. Ma cercherò comunque di far capire quello che è stato, anche se io stesso non potrò mai capire pienamente quel dolore provato dai miei nonni. Oggi ci sono troppe persone che sottovalutano la possibilità che possa riaccadere ed è per questo che bisogna raccontare.”

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