Skip to main content

SPECIALE PESACH 5784

Scarica il Lunario 5784

Contatti

Lungotevere Raffaello Sanzio 14

00153 Roma

Tel. 0687450205

redazione@shalom.it

Le condizioni per l’utilizzo di testi, foto e illustrazioni coperti da copyright sono concordate con i detentori prima della pubblicazione. Qualora non fosse stato possibile, Shalom si dichiara disposta a riconoscerne il giusto compenso.
Abbonati

    L’omicidio di Sarah Halimi non ha un colpevole. La preoccupazione della comunità ebraica di Roma espressa all’ambasciatore di Francia

    Negli scorsi giorni decine di migliaia di persone hanno manifestato a Parigi contro l’incredibile decisione della Corte di Appello che ha scagionato da ogni responsabilità penale Kobili Troarè per l’omicidio di Sarah Halimi, un’anziana signora ebrea. Sebbene l’imputato, reo confesso, fosse stato condannato in primo grado, il tribunale di appello lo ha giudicato non perseguibile perché al momento di compiere l’efferato omicidio (la vittima dopo essere stata picchiata fu gettata dal terzo piano) era in uno stato delirante per un pesante uso di stupefacenti.

    Anche la Comunità ebraica di Roma è rimasta costernata dalla decisione del tribunale che non tiene conto degli aspetti di violenza antisemita che Troarè ha perpetrato, avendo durante l’aggressione, tra l’altro, fatto riferimento a versi del Corano.

    Per questa ragione, per manifestare la preoccupazione che una tale sentenza porti con se il rischio di minimizzare i reati a sfondo razzista, razziale e antisemita, il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Rav Riccardo Di Segni, insieme alla presidente Ruth Dureghello, hanno inviato una lettera aperta al Presidente francese Macron ed al Ministro della Giustizia Nicole Belloubet. La lettera è stata consegnata l’altro ieri nelle mani dell’ambasciatore di Francia a Roma, Christian Masset, in un incontro cui ha partecipato anche il vicepresidente della Comunità ebraica romana, Ruben Della Rocca.

    Nella lettera i vertici comunitari esprimono “la seria preoccupazione” per una decisione che “appare incomprensibile e inaccettabile”, poiché “il consumo di droga, si configurerebbe, secondo il parere dei giudici, come un attenuante tanto forte da indurli a decidere per la non perseguibilità del colpevole”. Per gli ebrei romani questa decisione “rischia di divenire un precedente pericoloso nella giurisprudenza internazionale, in quanto mina il principio fondamentale della certezza della pena soprattutto nella lotta contro l’antisemitismo”.

    “La Repubblica francese, patria dei valori di “Liberté, Égalité, Fraternité”, cui gli ebrei romani devono la riconquista della propria dignità dopo trecento anni di segregazione nel ghetto – prosegue la lettera – ha il dovere di impedire che in qualunque sede possano essere concepite soluzioni conciliative e assoluzioni per chi offende e uccide in nome dell’odio antisemita”. Per questa ragione, prosegue continua la lettera, “abbiamo il dovere di denunciare e pretendere, come hanno fatto molti altri francesi in questi giorni, che possa essere garantita Giustizia anche per Sarah Halimi”.

    “Il timore per gli ebrei romani, europei e di tutto il mondo, in questi tempi difficili in cui l’odio antisemita e antisionista dilagano nella società intera, tanto da indurre il parlamento francese ad approvare qualche giorno fa la definizione di antisemitismo dell’IHRA – scrivono Di Segni e Dureghello – è quello che chi odia gli ebrei possa prendere spunto e legittimazione da fattispecie simili, in cui si attenuano i crimini d’odio e se ne scagionano i colpevoli, sentendosi quasi tutelati nel compierli. Un timore, questo, che deriva da vicende tristemente note”.

    Amara la conclusione della lettera ai massimi rappresentanti delle Istituzioni francesi. “Non vogliamo – scrivono il rabbino capo di Roma e il presidente della Comunità – trovarci ancora nella condizione per cui la narrazione di questi eventi cambi solo dopo aver provocato ulteriori morti e feriti. Occorre prendere una posizione chiara e ferma contro l’antisemitismo e non lasciare più spazio a indugi o ambiguità nel condannarlo”.

    Alla consegna della lettera è seguito un colloquio tra i vertici comunitari e l’ambasciatore francese Christian Masset, sulla situazione delle comunità ebraiche in Francia, Italia ed Europa. In questa occasione, l’Ambasciatore ha ricordato il pieno impegno del governo francese nella lotta contro l’antisemitismo e gli atti di natura antisemita o razzista. Nel corso del colloquio, che si è svolto in un clima disteso amichevole  e di estrema collaborazione, è stata infine ribadita la forte storica amicizia tra la Comunità ebraica di Roma e l’Ambasciata di Francia in Italia.

    CONDIVIDI SU: